Libia, il banco di prova del governo. E delle opposizioni

Pasqua è passata ma per il Pdl il week end di passione arriva adesso, e per quest’anno di riposare il primo maggio non se ne parla proprio. Il conto alla rovescia per il governo Berlusconi è cominciato, qualche rischio che la deflagrazione arrivi subito c’è. La prima data buona è quella di martedì prossimo, quando alla Camera si discuterà della guerra in Libia e si voteranno le relative mozioni.

La maggioranza si presenta all’appuntamento cruciale in fase di assoluta evanescenza: il Pdl da un lato, la Lega dall’altro. Sinora gli sforzi diplomatici per tranquillizzare il senatur furioso non hanno portato risultato alcuno, ma l’offensiva di pace s’intensificherà nelle prossime ore. La via d’uscita che sembra profilarsi, e debitamente inserita da Bossi nella mozione che la Lega presenterà in aula è una sorta di “impegno bellico a termine”: il Carroccio voterebbe a favore della guerra a patto che il governo metta giù nero su bianco la data entro la quale gli aerei tricolori smetteranno di sganciare bombe sull’ex adoratissimo colonnello Gheddafi.

L’idea di poter entrare in guerra (perché di questo si tratta) sapendo già quando e come uscirne è ridicola. Si aggiunga che tra le sei condizioni a cui la Lega subordina il suo sì c’è anche l’impegno a non sborsare un euro in più di quanto già previsto per la difesa, missione impossibile numero 2. Conclusione: l’accordo, se davvero raggiunto, sarebbe solo una delle tante ipocrisie che si usano in politica per salvare la faccia a entrambi i contendenti. Di fatto, si tratterebbe non di una pace ma di una tregua siglata solo per cercare di evitare il disastro alle prossime amministrative e destinata a durare fino alla chiusura delle urne elettorali e non un minuto oltre.

Sulla carta, se l’accordo truffa fra Pdl e Lega non fosse raggiunto, la crisi dovrebbe essere inevitabile. Basterebbe infatti che tutte le opposizioni facessero il loro mestiere e votassero una mozione chiara contro la guerra, come quella che è stata proposta dall’Italia dei Valori, e il governo non ci sarebbe più.

Non è affatto detto che vada così. Il Pd è traversato, come sempre, da dubbi e indecisioni, fortemente tentato dalla pazza idea di votare a favore della missione bellica. Prova provata ne sia la mozione che ha presentato alla Camera: un miracolo di equilibrismo che teoricamente dovrebbe censurare i bombardamenti sulla Libia e riesce però a non nominare mai, neanche per sbaglio, i simpatici ordigni esplosivi che i nostri aerei hanno già iniziato a sganciare in Tripolitania.

Per il Pd, però, salvare un governo giustamente detestato dalla sua base elettorale in nome della guerra, a sua volta quanto di più fieramente osteggiato da quello stesso corpo elettorale, sarebbe un suicidio fatto e finito. Il salato conto gli verrebbe presentato a stretto giro, già nelle elezioni di metà maggio. Per questo anche il Pd è destinato a passare il primo maggio più difficile e meno festoso che si possa immaginare.

Andrea Colombo

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