ANCHE UNA QUESTIONE DI CIFRE

E’ una primavera assai delicata quella in cui stiamo vivendo. Accanto ad una crisi internazionale, con sfumature di venti di guerra, n’esiste un’altra ad essa parallela, ma tutta nostra. Ci riferiamo, ovviamente, alla situazione politica nazionale. Il Centro-Destra non vive ore tranquille. La Lega Nord, ma già lo avevamo paventato, evidenzia una fibrillazione che potrebbe non promettere nulla di buono. Del resto, convergenze e divergenze non sempre sono in grado di bilanciarsi. Si ventila la possibilità di una crisi. Ma nessuno la vuole veramente. Le alternative, in ogni caso, sarebbero poche e non garantirebbero il varo di un Esecutivo più stabile dell’attuale. L’elettorato nazionale, nonostante tutto, ha raggiunto un grado di saturazione politica che non ci consente di azzardare previsioni di cambiamenti radicali nella guida del Paese. Come a scrivere che non ci sono concrete alternative per un Esecutivo più sensibile alle numerose problematiche nazionali. De resto, non ci sembra neppure ipotizzabile un connubio di centro/sinistra senza alleanze motivate. Il problema della governabilità, purtroppo, potrebbe ripresentarsi. L’insufficienza di stabilità politica andrebbe, tra l’altro, ad incidere negativamente sulla stabilità economica e con un’inflazione reale superiore al 2% c’è poco da farci illusioni. A questo punto, è anche una questione numerica. Di cifre, insomma. Il Governo vive, o sopravvive, con la fiducia del Parlamento. La fetta maggiore di parlamentari, nonostante le “fughe” di qualche Deputato e Senatore, resta quella del PdL. L’opposizione, platealmente, ancora divisa, può solo criticare e neppure sempre in sintonia con i possibili alleati. Però in politica i numeri possono, come già è accaduto, cambiare repentinamente. Se la questione potesse limitarsi all’aspetto aritmetico, le nostre preoccupazioni sarebbero minori; anche se sempre più che fondate. Invece, il gioco delle alleanze è assai più complesso ed imprevedibile. Non esistendo, di fatto, un Terzo Polo, i partiti minori d’opposizione restano tragicamente ai margini di una partita imprevedibile che coinvolge il futuro della Penisola. Del resto, con l’attuale sistema elettorale, non è detto che chi gestisce meno voti debba gestire anche meno potere. Solo ci sentiamo di riconoscere all’attuale Esecutivo una concreta presa di posizione nei confronti dei maggiori problemi che investono il Paese. Solo un’incompletezza desideriamo proporre: quella dell’occupazione giovanile e non solo. I raffronti con la situazione negli altri Stati UE non possono essere significativi, quando sono le risorse interne ad essere carenti. L’8% dei senza lavoro è un fardello che non dovrebbe essere correlato, con pedante monotonia, alla crisi internazionale. Anche perché il trend in negativo andrà ben oltre il 2013, anno della scadenza naturale del Governo Berlusconi. Del resto, il Cavaliere non ha un grande “vivaio” per attingere forze nuove al suo impegno nei confronti degli elettori che gli hanno permesso d’arrivare dove è arrivato. L’unico palliativo, ancora possibile, sarebbe un rimpasto del Governo. Cambiare qualche uomo potrebbe essere vitale per mantenere la rotta del programma, pur se ridimensionato, dell’Uomo d’Arcore. Solo alle prossime consultazioni politiche, anticipare o no, allora sì che conteranno i numeri.

Giorgio Brignola

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