Sono state tutte assolte le quattro banche straniere – Bank of America, Citibank, Morgan Stanley e Deutsche Bank – imputate per la legge 231 in relazione al reato di aggiotaggio per il crack della Parmalat. Il tribunale ha assolto con le formule “per non aver commesso il fatto” e “perché il fatto non sussiste” i dirigenti Paolo Botta (Citibank), Giaime Cardi (Credit Suisse), Marco Pracca e Tommaso Zibordi (Deutsche Bank) e Paolo Basso e Carlo Pagliani (Morgan Stanley). Piena assoluzione, dunque, per Bank of America, Citibank, Morgan Stanley e Deutsche Bank.
Una doccia fredda per la pubblica accusa che, con i pm Eugenio Fusco e Carlo Nocerino, aveva chiesto di confiscare ai quatto istituti di credito 120 milioni di euro complessivi, più il pagamento di 900mila euro ciascuno a titolo di risarcimento. Quanto ai funzionari e dirigenti delle banche accusati di aggiotaggio informativo, per loro i pm milanesi avevano chiesto pene comprese tra un anno e un anno e quattro mesi di reclusione, tranne che per Giaime Cardi per la quale era stato chiesto il non doversi procedere per prescrizione.
Il verdetto di oggi è soprattutto un duro colpo per i 40 mila risparmiatori truffati dall’acquisto di bond Parmalat che, nella speranza di ottenere un risarcimento, si erano costituiti parte civile. Dura, infatti, la condanna da parte delle associazioni che difendono i consumatori. “È una vergogna: i magistrati italiani scendono in campo contro processi brevi e prescrizioni, portando in esempio proprio casi come Parmalat, ma appena possono assolvono le banche che hanno venduto carta straccia, dando così torto ai cittadini”, chiosa il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, mentre per il segretario generale di Adiconsum, Pietro Giordano, si tratta di una “scandalosa sentenza che ha assolto banche e dirigenti bancari”.
Sebbene la pronuncia dei giudici di Milano “non convince” Elio Lannutti, presidente di Adusbef (Associazione difesa consumatori ed utenti bancari, finanziari ed assicurativi) e senatore dell’Italia dei Valori, va comunque rispettata. “Il timore – aggiunge Lannutti – è di trovarsi ancora una volta, di fronte a giudizi condizionati dalla forza contrattuale dei bankster, che trovano in Italia il Pese di Bengodi, dove banchieri e bancarottieri non pagano mai il conto”.
Anche Antonio Borghesi, vice capogruppo dell'Italia dei valori alla Camera, sottolinea che è necessario rispettare le decisioni della magistratura ma aggiunge: “Non possiamo, tuttavia, non osservare che, per effetto di questa sentenza, emerge ancora di più la responsabilità di Tanzi e degli ex amministratori dell'azienda. È importante ricordare che 40 mila risparmiatori sono stati truffati. Attendiamo comunque – aggiunge Borghesi – un eventuale giudizio d'appello, nel caso in cui il pubblico ministero deciderà di fare ricorso”.
Intanto, è stata fissata per il 2 maggio prossimo la discussione e la sentenza in Cassazione nei confronti di Calisto Tanzi, l’ex patron di Collecchio condannato in primo e secondo grado a 10 anni per aggiotaggio. Se la Suprema Corte dovesse confermare il verdetto, ironia della sorte, l'ex proprietario della Parmalat verrebbe condannato in via definitiva poco prima dello scadere termini di prescrizione.