Bari, errore del pm. E dodici mafiosi tornano liberi

Per scadenza dei termini di custodia cautelare preventiva, tra due settimane torneranno in libertà dodici -a questo punto ‘presunti’ – affiliati al clan Parisi di Japigia, accusati di associazione per delinquere finalizzata a usura, estorsione, riciclaggio ed esercizio abusivo del credito. Il pm antimafia che ha coordinato le indagini, Elisabetta Pugliese, ha commesso un errore materiale nella notifica del 415 bis, l’avviso di conclusione indagini, omettendo del tutto la parte che prevede i cosiddetti avvertimenti di legge, cioè la possibilità di rendere interrogatorio o di depositare memorie antro venti giorni dalla notifica.

Per questo il gup del Tribunale di Bari, Marco Guida, davanti al quale è cominciata questa mattina l’udienza preliminare, ha rimesso gli atti alla procura perché venga notificato nuovamente il 415 bis. I termini di custodia scadono però il 27 aprile e non ci sono i tempi tecnici perchè si arrivi entro quella data a una nuova udienza preliminare. Gli arresti furono infatti eseguiti all’alba del 27 ottobre scorso dai militari della guardia di finanza su disposizione della magistratura barese: 26 le ordinanze di custodia cautelare emesse (18 in carcere e 8 ai domiciliari), mentre un’altra persona era indagata a piede libero.

Ora sono ancora in carcere nove indagati mentre otto sono agli arresti domiciliari (gli altri nove sono stati rimessi in libertà nel corso di questi mesi). Dal 27 aprile saranno liberi quasi tutti. Solo per i promotori dell’organizzazione, Vito Parisi, 47 anni, cugino del boss Savinuccio, suo figlio Radames, alcuni esponenti del gruppo Fiorentino (Antonio ed Emanuele) e il 42enne di Modugno Francesco Devito, i termini scadranno ad ottobre, a un anno dall’ordinanza e non a sei mesi come per gli altri.

Imprenditori, negozianti baresi e giocatori d’azzardo erano le vittime preferite dal gruppo. Ma la vera novità dell’organizzazione era la formula, definita dagli investigatori ‘presenta un amico’, con la quale gli usurati diventavano usurai, presentando nuovi clienti-vittime bisognosi di denaro in cambio di sconti sui tassi usurai a loro applicati. Determinante il ruolo delle donne, incaricate di prestare o incassare il denaro.

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