Il World Economic Forum ha pubblicato in questi giorni il Global Information Technology Report 2010-2011 (Rapporto sulla Tecnologia per l’Informazione Globale). L’Italia ne esce davvero male così come il suo governo.
E’ la decima edizione e contiene, come sempre, il Networked Readiness Index (Indice di facilità nel fare rete), da intendere come “la capacità dei Paesi di beneficiare pienamente delle nuove tecnologie nelle loro strategie competitive e nella vita quotidiana dei loro cittadini”. L’indice è la sintesi di tre sottoindici (Ambiente, Facilità d’accesso, Utilizzo), ciascuno dei quali a sua volta è il risultato di tre indicatori: per l’Ambiente il ” mercato”, la “politica e la regolamentazione” e la “infrastrutturazione”; per la Facilità , quella “individuale”, delle “imprese” e del “governo”; per l’Utilizzo, ancora quello “individuale”, delle “imprese” e del “governo”. Ciascun indicatore è poi determinato da numerose variabili. Il nostro Paese esce molto male dal confronto internazionale: siamo scesi al 51° posto sul 138 (3 in meno dell’anno scorso) superati non solo da quasi tutti i Paesi europei, ma anche da Costarica, Uruguay, Oman, Montenegro, Slovenia e persino dalla Tunisia. Stiamo davanti solo alla Grecia, alla Bulgaria ed al Brasile. In testa Svezia, Singapore, Finlandia, Svizzera e Stati Uniti. Si pensi che nel 2006 eravamo al 38° posto e dunque ne abbiamo persi 13 in quattro anni. Il rapporto ci considera, insieme appunto alla Grecia, come elementi più negativi in ambito europeo “Entrambi i Paesi –dice testualmente il Rapporto – hanno bisogno di rinforzare il loro ambiente di mercato [l’Italia occupa l’82° posto su 138 e la Grecia il 90°], di migliorare la prontezza all’utilizzo di nuove tecnologie da parte dei suoi agenti [Italia 64° e Grecia 91°] , cercando di mettere l’uso dell’ICT (Information and Communication Technology) e la sua diffusione al centro dell’agenda nazionale [113° e 108° per la facilità di accesso e 89° e 68° rispettivamente per l’utilizzo]. Governo italiano dunque sonoramente bocciato dal Rapporto. Penso che se si elaborasse un indice sul tempo che un governo dedica al tema “giustizia” (o meglio “ingiustizia”) saremmo sicuramente i primi al mondo.