Dario Tesser è nato a Treviso dove tuttora risiede. Laureato in Scienze politiche è giornalista pubblicista, ha scritto numerosi racconti per alcuni quotidiani del Nordest, si è occupato, inoltre, di gastronomia e di sport. Debutta nella scena letteraria con un volumetto di poesie, edito nel 1978 per i tipi della editrice Canova: Umanamore. Nel 1985 pubblica Alvimar, romanzo ambientato tra le due guerre mondiali in una città di provincia del nord Italia. Il secondo romanzo pubblicato, L'Amore esauriente, ha riscosso, come il primo, un buon successo di critica e di pubblico. Il quarto volume, A Proposito del Cavallo, è un manuale di tecnica equestre. Tesser è, infatti, istruttore di equitazione e quando non lavora ai suoi libri, si occupa, con grande passione, dell'addestramento di cavalli e cavalieri
Quando si è accorto che “scrivere” avrebbe fatto parte della sua vita?
Non prestissimo. Figlio di un padre brillante, attore di teatro e di una madre acuta, fratello di una sorella che sapeva disegnare benissimo, mi sono trovato spaesato in una famiglia dove l'”essere artisti” era quasi d’obbligo. Recitare – ho provato – non faceva per me, l’intelligenza era quello che era e a disegnare andava anche peggio. Papà, inoltre, suonava uno strumento. Io? Stonato, ovviamente. Così, a cena, una sera mi sono inventato scrittore, tanto per darmi un tono in seno alla famiglia. “Da grande scriverò dei libri.” Ho dovuto mantenere l'impegno con loro e con me stesso.
Cosa rappresenta, per lei, questa forma di comunicazione?
Una necessità, da un certo momento in avanti. Prima facevo solo dei bei pensierini, soprattutto molto fantasiosi.
Chi è stata la prima persona ad incoraggiarlo?
Mio padre. Evidentemente voleva vedere in me una propaggine della sua attività artistica. Lui era un artista vero. Mia madre invece, alla quale ho dedicato il mio primo romanzo intitolandolo “Alvimar”, il suo nome (ho detto che avevo un nonno originale), la mamma, dicevo, mi raccomandava continuamente la modestia: “Non ti vantare. Aspetta che siano gli altri a dirti che sei bravo.” Sto ancora aspettando.
Accetta consigli, e se sì da chi?
Li accetto da mia moglie anche se, in un primo momento, quando mi fa delle osservazioni che spesso si rivelano utili, mi arrabbio tanto da risponderle “allora scrivetelo tu!”
Chi legge per primo il suo manoscritto?
Mia moglie Raffaela, appunto. E non è per nulla tenera..
Chi è che cosa rappresenta il letterato nella società attuale?
Spesso, disgraziatamente, un'isola felice assai poco frequentata.
Quali sono state le sue prime letture?
A parte Salgari che ha riempito le mie notti quando fingevo di studiare, ho letto tutto ciò che mi capitava tra le mani. Ricordo con molto piacere Il miracolo di Padre Malachia di Marshall.
Cosa pensa del panorama letterario italiano e straniero attuale?
C'é del bello e del brutto, come in tutte le manifestazioni dell'intelletto, quando di intelletto si tratta. Purtroppo spesso conta più la pubblicizzazione del contenuto.
Ci racconta una sua giornata tipo?
Mi alzo e penso ai cavalli, anzi ci penso appena mi sveglio. Alla mattina faccio il marito, nel senso che chiedo cosa si mangia a pranzo e a cena e poi, al pomeriggio vado in scuderia a lavorare con i miei pochi allievi. Questo quando non sto scrivendo qualcosa, altrimenti ai cavalli dedico un po’ meno tempo.
Perché la grande passione per i cavalli?
Bella domanda. Non lo so. E' accaduto. Probabilmente perché in famiglia se ne parlava da sempre. Mio padre montava a cavallo da giovane e mio nonno materno aveva una femmina grigia, una “razza Piave”, che si chiamava Irma. Ne era così innamorato che aveva deciso di chiamare Irma il primo figlio che gli fosse nato. Era capace di farlo. Per fortuna nacque una femmina.
Come riesce a conciliare vita privata e scrittura?
Ho una moglie che si occupa di tutto. Tante volte penso che mi ritenga un ospite in casa sua. Spero di essere – ma mi sembra di sì – un ospite gradito.
Quali sono le sue passioni, oltre naturalmente, alla scrittura?
E oltre ai cavalli? Un bel libro e la buona cucina. Mi interessano particolarmente i piatti tradizionali di ogni regione. Del resto ho curato per un lungo periodo una rubrica intitolata “Un posto a tavola” per un quotidiano. Veramente la “cucina” costituiva una scusa per dar vita ad una critica di costume. Mi sono divertito a farla.
“A PROPOSITO DEL CAVALLO” in versione E Book? Perché ? Che effetto le fa?
Non so. Veramente non l'ho ancora visto. Mi è stato proposto di proporlo anche così e ho accettato. Spero che in questo modo sia letto da un maggior numero di appassionati. Nel nostro Paese manca troppo spesso un approccio scientifico ad alcuni sport tra i quali purtroppo l’equitazione. Ciò che è stato evidenziato nel nostro lavoro non era mai stato osservato da nessuno. O, per essere più precisi, era stato intuito da due studiosi inglesi che tuttavia non hanno mai dato una precisa definizione scientifica ad una fase del salto che è determinante per il gesto atletico.
A quando il prossimo?
Libro tecnico? Credo di non sapere proprio trovare altre cose intelligenti da dire. Non credo mi cimenterò ancora in cose tecniche. Preferisco dedicarmi al romanzo… mi è più congeniale.
La comunicazione sta cambiando, internet sta prendendo il posto della carta stampata, come vede questo cambiamento?
Interessante per le tantissime possibilità che include la telematica ma non altrettanto piacevole, appagante. Tenere un libro in mano dona soddisfazioni diverse, comporta perfino una specie di continuità fisica con l’autore.
Grazie!!!!!
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