Le procedure d’asilo

di Marta De Luca

Nell’emergenza degli sbarchi di migliaia di tunisini di questi ultimi mesi sull’isola di Lampedusa è bene ricordare che la nostra Costituzione garantisce il diritto di asilo politico e lo status di rifugiato a tutti i cittadini stranieri che ne fanno specifica richiesta. La fonte superprimaria del nostro ordinamento ha infatti storicamente ratificato e accolto come fonte ordinaria di diritto la Convenzione di Ginevra del 1951, la quale prevede il riconoscimento dello status di rifugiato per tutti quei cittadini che, in base a motivazioni di razza, religione, appartenenza sociale o politica, risultano perseguitati nel loro Paese di origine, impedendone il ritorno o il rientro. Nella procedura per richiedere asilo politico è necessario presentare, al momento dell’ingresso in Italia, un’apposita domanda, a cui dev’essere allegata una precisa documentazione di identificazione o di riconoscimento presso l’ufficio di Polizia di frontiera o gli uffici immigrazione della questura. La richiesta viene in seguito inviata alla commissione territoriale competente (Roma, Milano, Torino, Gorizia, Foggia, Siracusa, Crotone Bari, Caserta, Trapani). La commissione convoca poi il richiedente per una valutazione a ‘porte chiuse’ e, nel giorno successivo al colloquio, è tenuta a prendere una decisione in un senso o in un altro. Nei tempi di attesa necessari alla presa in esame della domanda, l’immigrato viene ospitato presso i centri di accoglienza per i richiedenti asilo politico. L’ufficio di Roma dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), apposita agenzia dell’Onu che si occupa di fornire sostegno e aiuto agli esiliati, partecipa alla procedura svolgendo un’attività di protezione internazionale, formazione, diffusione delle informazioni sui richiedenti asilo politico nelle aree di crisi in tutto il mondo. L’agenzia internazionale si occupa, inoltre, di raccogliere fondi presso istituzioni, governi, imprese e privati cittadini. Nel nostro Paese, infine, esiste un apposito Consiglio italiano per i rifugiati politici, che fornisce servizi di orientamento legale, supporto sociale, cura e riabilitazione dei rifugiati sopravvissuti alla tortura, informando e sensibilizzando i cittadini sul tema delle loro condizioni attraverso iniziative socio-culturali e un apposito bollettino mensile di approfondimento. (Laici.it)

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