di Massimo Donadi
Siamo alla vigilia di una “tranquilla” settimana (parlamentare) di fuoco. E il governo si gioca anche una buona parte della residua reputazione rimastagli, se non addirittura una parte del proprio futuro. Domani mattina si inizia con le comunicazioni del ministro dell’Interno Maroni sull’immigrazione. Quindi l’incapacità del governo nel fronteggiare la situazione verrà discussa anche in Aula. E lì Maroni e gli altri non avranno lo scudo che solitamente gli offrono giornalisti televisivi molto, ma molto compiacenti. Sono curioso di capire cosa dirà il ministro.
Come giustificherà l’inerzia di questo governo delle chiacchiere che è incapace di affrontare l’emergenza immigrazione. L’emergenza sbarchi era ampiamente prevedibile dopo le rivoluzioni che hanno scosso il Nord Africa e dopo lo scoppio della crisi libica. Il governo è stato inerte, limitandosi a fare dichiarazioni a volte allarmistiche a volte per tranquillizzare. Fatti zero, solo confusione e malagestione. Si passerà poi ad affrontare il voto sul conflitto di attribuzione sollevato dal Pdl sul caso Ruby. Secondo il Pdl la procura di Milano non sarebbe competente a giudicare Berlusconi. Lo sarebbe il Tribunale dei ministri perché il presidente del Consiglio sarebbe stato davvero convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Come dice Benigni, bastava verificare se Mubarak si chiamasse Mubarak Rubacuori…Insomma, preferiscono farlo passare per incapace di intendere e di volere pur di evitargli il processo. Sarà un voto difficile per il governo. Con un risvolto tragicomico, come purtroppo da tempo siamo abituati a vedere. Il programma prevede poi i Ddl sui piccoli comuni, sulla Legge Comunitaria (in cui hanno inserito la norma sulla responsabilità civile dei magistrati…) e sul coordinamento delle politiche economiche dell’Unione Europea. E poi, dulcis in fundo, il processo breve.
Nel caso chiedessero l’inversione dell’ordine del giorno, come la passata settimana, si scatenerebbe il putiferio. Sarebbe l’ennesimo schiaffo al parlamento. Ma i cittadini sono stanchi, l’opinione pubblica non ne può più di Berlusconi, che perde sempre più consensi e credibilità. Si moltiplicano le iniziative di piazza a sostegno della democrazia. Trasformeremo il Parlamento in un campo minato per questa maggioranza che è tale solo di nome, ma non più di fatto. Non lo è in Aula, visto che vengono spesso battuti e devono ricorrere alla precettazione forzata dei ministri per non essere costantemente in minoranza. Non lo è nel Paese, perché il vento è cambiato e non c’è ormai manifestazione pubblica senza contestazioni. Il ciclo politico di un premier ridotto ormai solo a raccontare barzellette sconce è finito. Dobbiamo costruire il futuro e mandare a casa il porno-premier.