Grazie a chi all’estero oggi restituisce dignità  a lingua e cultura italiane

I docenti di lingua italiana nel mondo. Un patrimonio inestimabile di conoscenza al servizio delle comunità italiane nel mondo. Ho avuto modo di ricordarlo ai numerosi insegnanti della Victorian Association of Teachers of Italian (V.A.T.I.) – importante organizzazione che raccoglie insegnanti del settore pubblico e privato dello Stato del Victoria, riuniti a congresso a Melbourne il 1 aprile scorso. Il loro impegno non è mai venuto meno nonostante le difficoltà. Ho sottolineato che viviamo in tempi difficili. Il mondo dimentica – in Italia come in Australia, come in tanti altri Paesi – che la scuola, l’Università, la formazione, la ricerca – sono il nostro futuro, sono il meglio delle nostre società. Sono il meglio di ciò che possiamo tramandare alle future generazioni.

In questo cammino della società, nella complessità delle scelte della politica, per la scuola i punti di riferimento fondamentali sono ancora gli insegnanti. E la scuola è fatta di scelte pubbliche per i cittadini, di infrastrutture, di investimenti e di cittadini protagonisti: studenti, insegnanti, amministratori e famiglie. I docenti, gli insegnanti, sono ancora oggi il terminale del rapporto con le nuove generazioni. Ancora oggi, nonostante le difficoltà, svolgono un ruolo centrale, fondamentale, nella formazione delle persone. E sono fondamentali nell’insegnamento della lingua italiana. Lo sono particolarmente oggi, in un momento di tagli alla scuola ed alla formazione. In un periodo di tagli selvaggi alla diffusione della lingua e cultura italiane all’estero.

In tre anni di Governo Berlusconi i tagli hanno superato il cinquanta percento e, di fatto, per la prima volta, mettono a rischio il futuro dell’insegnamento della lingua italiana in Australia. In un momento in cui invece il Governo Federale australiano ha riconosciuto alla nostra lingua lo status curricolare nazionale grazie al vostro ed al nostro lavoro.

I tagli alla scuola e alla cultura – senza riforme, investimenti e politiche innovative – insieme alle insufficienze della rete consolare, ai ritardi nella presenza dello Stato, alle lungaggini burocratiche ed ai ritardi del sistema pensionistico – sono l’unico segnale oggi della presenza all’estero del Governo italiano.

Un quadro desolante, nel quale si sommano ritardi nelle riforme ad una assenza totale di prospettiva e di sensibilità politica nei confronti degli italiani all’estero. Nel 150° Anniversario dell’Unità d’Italia avremmo dovuto destinare maggiori risorse, in Italia e all’estero, alla formazione ed alla conoscenza.

La storia d’Italia, il risorgimento, l’Unità d’Italia, la liberazione e la resistenza, la democrazia repubblicana e la Costituzione: non solo passaggi della storia ma costruzione di percorsi culturali, di conoscenza, di formazione. Invece il Governo riesce a dividersi su tutto, anche su una festa nazionale, ed a dare la peggiore immagine di se stesso.

Dobbiamo chiederci perchè il Governo di un grande paese non riesce, neanche attorno ad una data che è diventata Festa nazionale, ad essere unito. Unito attorno al Tricolore ed all’Inno di Mameli. Pronto ad investire risorse per rendere la celebrazione un indimenticabile momento di tutti. Il problema è far comprendere che il Paese è unito da valori e principi e istituzioni che sono più importanti e più forti di meschini interessi individuali. Anche quando questi interessi individuali sono al Governo del Paese. Dobbiamo avere la forza per dire che la storia siamo noi e che siamo una storia diversa.

Dal mondo della conoscenza, dell’insegnamento, dell’apprendimento – dalla scuola all’università – soprattutto da chi all’estero oggi restituisce dignità a lingua e cultura italiane con il proprio lavoro e l’impegno quotidiano, arriva una richiesta di sostegno, di aiuto, di maggiore attenzione. Non dobbiamo deludere queste attese. Chi ha responsabilità politiche oggi deve impegnarsi – non solo per ringraziare questo mondo – ma anche per ritrovare le energie per l’innovazione, il miglioramento qualitativo, la crescita e gli investimenti.

On. Marco Fedi

On. Marco Fedi
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