Precedente 1 of 2 Prossimo Venerdì prossimo, in tutte le edicole verrà distribuito, insieme al settimanale “gli Altri” e senza aumentarne il prezzo di due euro, un libro curato dal dipartimento Lavoro dell’Italia dei Valori: “Usciamo dalla crisi. Viaggio nel lavoro e verso i referendum”, firmato da Antonio Di Pietro e dal responsabile Lavoro e Welfare Maurizio Zipponi.
E’ un inchiesta dettagliata nelle aziende in crisi e nei conflitti di lavoro più esemplari tra i tantissimi che ci sono in tutta la penisola. Il testo riprende, in versione ampliata e aggiornata, il “Diario della crisi” pubblicata sia sul blog di Antonio Di Pietro che sul sito dell’Idv nel gennaio e dicembre scorsi.
Al “Diario” si affiancano due interviste a dirigenti della Fiom, tra cui il segretario Maurizio Landini, e un’ampia analisi della politica della Fiat guidata da Sergio Marchionne. L’Idv, infatti, non ha solo condannato senza mezzi termini e con la massima determinazione la cancellazione dei diritti dei lavoratori e l’offesa alla democrazia rappresentate dall’accordo di Mirafiori. Ha anche, sin dall’inizio, detto e ripetuto che questo scempio non sarebbe neppure servito a tenere la Fiat in Italia.
I fatti ci stanno dando ragione. Appena portato a casa il sì nel referendum sull’accordo di Mirafiori, estorto col ricatto e solo grazie al voto degli impiegati, Marchionne ha iniziato a rendere piano piano ufficiale la decisione di lasciare l’Italia per trasferirsi negli Usa. Una scelta che i vertici del Lingotto fingono sia ancora solo ipotetica e reversibile mentre è in tutta evidenza già stata assunta.
Questo libro non è stato però scritto solo per denunciare le situazioni gravissime, molto spesso anche illegali, che costellano la mappa della crisi e l’assoluta inerzia del governo. L’obiettivo era al contrario quello di delineare una politica possibile: da un lato, una serie di interventi concreti nelle varie situazioni di crisi affrontate nel libro; dall’altro la definizione di una strategia complessiva capace di rilanciare l’economia e innovare davvero le relazioni industriali in Italia.
Il primo passaggio, anche in questa ottica, resta però liberare il Paese da Silvio Berlusconi, che rappresenta oggi il principale ostacolo a qualsiasi ipotesi di rilancio e ripresa economica. Per questo, pur non riguardando direttamente i temi del lavoro, i referendum rivestono un’importanza fondamentale anche per il lavoro e per i lavoratori tutti: sono la prima e quasi certamente unica occasione per mandare a casa Berlusconi prima del 2013. Dunque sono anche l’occasione per poter finalmente affrontare sul serio la crisi, per liberare il lavoro e riprogettare l’economia del Paese.