150 anni e non li dimostra. L’Italia è uno Stato unito da un secolo e mezzo e non ha ancora raggiunto uno sviluppo sociale ed economico omogeneo e compatto. La Costituzione stabilisce che la Repubblica è una e indivisibile e riconosce le autonomie locali, ma a volte il concetto rimane sulla carta: in particolare al Nord la Lega ha alzato steccati del tutto incomprensibili. Il senso di identità nazionale non significa certo l’annullamento delle diversità, ma la loro valorizzazione in un quadro comune. Purtroppo il rischio di una frattura politica e culturale esiste ed è fomentato proprio da una maggioranza di destra incapace di rappresentare la nostra Repubblica. Il rifiuto della Lega di riconoscere il valore dell’Unità è inaccettabile e le insanabili contraddizioni di questo Governo sono destinate ad esplodere presto.
Perfino Obama ha proclamato le celebrazioni dell’Unità d’Italia e ha deciso che la sua storia dovrà essere studiata nelle scuole statunitensi. Il debito di riconoscenza nei confronti del Risorgimento non può essere disconosciuto dalla Lega, occupata a dividere e quindi ad indebolire il Paese. Come ha ricordato oggi il Presidente Napolitano riferendosi al periodo del Risorgimento, “divisi saremmo stati spazzati via”. Un popolo privato di libertà e diritti, sotto il dominio straniero e frammentato in otto Stati non avrebbe avuto possibilità di successo senza la coesione del popolo, delle forze armate e della politica intorno ad un ideale comune. Fu grazie ad un senso di “fratellanza” che uscimmo vincitori, liberi e uniti. Certo, il Risorgimento non fu una cena di gala e in alcuni casi le esigenze del realismo politico prevalsero: il Sud dovette per questo scontare molte ingiustizie, tutt’ora gravide di conseguenze. L’Unità d’Italia ha però portato tanti e tali vantaggi che è impossibile parlarne male: se il modo in cui fu realizzata è imperfetto, vuol dire che dobbiamo continuare a lavorare per favorire uno sviluppo equo e solidale del Paese.
Restituire centralità agli italiani, in questo storico anniversario, significa rispettare lo spirito del Risorgimento che fu l’incontro tra la grande politica e un moto popolare di riscatto, tra abili strateghi militari e contadini, tra semplici cittadini e nobili aristocratici. In questo senso, la sinergia tra la spedizione dei mille e il disegno politico di Cavour rappresenta pienamente la coesione nazionale. Se la Storia ci ha insegnato qualcosa, è proprio questo: sentirsi uno stesso popolo che lavora per il medesimo scopo in tutte le sedi sociali, economiche e politiche. Con il Risorgimento, gli eroi della Patria hanno scritto il nostro destino e deciso la rotta del nostro futuro: dobbiamo fare appello a tutte le nostre risorse per costruire una società più produttiva, libera, giusta e serena.
Gli strappi nel tessuto sociale vanno ricuciti al più presto affinché le vitali istanze del Paese siano congiunte e non contrapposte, per questo è necessario garantire la massima partecipazione dei cittadini al processo di crescita nazionale. La politica, ma anche gli istituti finanziari, le grandi aziende, i mass media e in generale tutti i centri di potere del Paese devono tornare ad ascoltare e rappresentare le istanze dei cittadini, non a decidere secondo le convenienze dettate da elettorati di riferimento o da gruppi economici. Per questo il modo migliore di festeggiare questo anniversario è far sentire la propria voce con i referendum: una “spedizione” lungo l’Italia che restituirà a tutti l’orgoglio di essere italiani. Viva l’Italia, l’Italia è viva.