Berlusconi è una persona coerente: dopo aver dissacrato i valori della famiglia dimostrando la sua mancanza di etica pubblica e privata, è passato a decimare anche i fondi per le politiche familiari. Giovanardi è invece un po’ ingenuo: dopo aver sostituito nella Conferenza sulla famiglia dello scorso novembre un premier sepolto dagli scandali, ora il sottosegretario si accorge che in effetti è il reggente di un Dipartimento che non c’è. La decurtazione al fondo per la famiglia è di tale entità che chiunque arrossirebbe a vararla. Eppure, il Governo delle case pagate all’insaputa, degli indagati per camorra, dei senatori indagati per mafia, degli appalti truccati in cambio di massaggi e delle escort a Palazzo Grazioli non conosce vergogna.
Giovanardi protesta e minaccia di dimettersi dal nulla perché Berlusconi elargisce assegni alle “olgettine” e taglia del 90% i fondi alla famiglia: si passa dai 300 del 2007 (Governo Prodi) ad appena 25 milioni di euro (Governo Caimano). Quindi: niente rimborsi spese per le coppie che adottano bambini all’estero; nessun finanziamento ai progetti per conciliare famiglia e lavoro; stop ai prestiti per i nuovi nati e, infine, lavori in stand-by per le Commissioni adozioni, Osservatorio sulla famiglia e sui minori. Con il crollo delle disposizioni economiche, il già inattivo Dipartimento per le politiche familiari rischia di chiudere del tutto. Aumentano le poltrone di Governo, svaniscono le possibilità di portare avanti fondamentali progetti di vita con gli adeguati sostegni.
Se esiste una “famiglia” nei programmi del centrodestra, riguarda semmai i legami tra i membri della cricca: non solo i giovani, i cassa integrati e le imprese sono fuori dai pensieri del Governo, anche il nucleo fondamentale della società è solo l’ennesimo oggetto della propaganda elettorale che diventa il cavallo di Troia per mettere a ferro e fuoco le istituzioni con tagli lineari e favori ai poteri forti. Mentre le famiglie sono strette nella morsa del caro vita e della diminuzione dei redditi, il Governo sottrae risorse ai servizi e alle politiche sociali quando è stato eletto parlando di un quoziente familiare che ora diventa pari a zero.
Se questa maggioranza non capisce che investire sulla famiglia significa investire sullo sviluppo del Paese, è perché davvero manca un profilo etico indispensabile per amministrare le risorse della società. Inutile sfilare in bella mostra ai family day, se poi ogni giorno si mette in ginocchio gli italiani. Non a caso la giurisprudenza ricorda che per amministrare la cosa pubblica serve la diligenza del buon padre di famiglia: l’incoscienza del pessimo papi di Arcore può invece fare solo danni