di Oliviero Beha
Ieri ho avuto la fortuna di partecipare attivamente alla “riforma epocale della giustizia”: no, non ero presente al consiglio dei Ministri che ha provveduto alla bisogna, in quanto non ero stato invitato per motivi che certamente non sfuggiranno al lettore più avveduto. Più semplicemente ho assistito alla trasmissione della cosiddetta Terza Camera dello Stato, cioè “Porta a porta”, in tv. Era chiaro come fosse piuttosto Vespa a presiedere meritoriamente la politica italiana e tutto il resto andasse di contorno.Le facce e le espressioni degli ospiti erano meravigliosamente significative, e sono sicuro che abbiano coinvolto i telespettatori, quelli che una volta potevamo chiamare cittadini o elettori ed ora sono soltanto tifosi e consumatori della adulterata merce “politica”, assai più di quanto non sia accaduto ai ministri stessi nella sede deputata.Vespa è stato grande, come sempre. Angelino Alfano ha dovuto rispondere in tv non solo di quel che diceva (e fin qui passi…) ma lombrosianamente di come lo diceva, del suo profilo, della sua voce, del suo sguardo, della sua sicilianità di toni che ben sposava l’opposizione del capogruppo dei senatori del Pd. Anna Finocchiaro, davvero una dama in tailleur, è stata splendida a sua volta nella seta della sua sicilianità. Anche lei ha risposto della sua finezza di modi e di eloquio alla siciliana, evocando la cultura profonda di quella terra (mentre Pirandello e Sciascia si rotolavano tra le contraddizioni, se non proprio tra le risate…). E infine, tra gli altri, c’era chi dicendo cose serie aveva anche il volto di una persona seria, il costituzionalista Michele Ainis, uno con le cosiddette “palle quadre” professionali, una biografia rispettabile, una carriera senza macchie, un’onestà intellettuale che bucava il video persino in un programma di Vespa (lo stesso scriverei per programmi analoghi…).Sto scherzando? Li sto prendendo per i fondelli? Ainis certamente no, e sottoscrivo tutte le sue domande comprensibili spero a qualunque elettore, sia antiberlusconiano (e fin qui ci vuole poco) sia berlusconiano. Domande alle quale il Maestro Pasticciere della Giustizia ha replicato con dei piccoli, saporiti bigné, se non con avventurose cassate siciliane. Per esempio sull’obbligatorietà dell’azione penale dei magistrati, è venuto fuori che da ora in teoria non decideranno più loro quali casi trattare e quando, ma che le priorità le detterà il Parlamento. In base a che ? Non si sa.A essere buoni, si passerà dal timore che i pm facciano come “c. gli pare” alla certezza che il Parlamento a maggioranza rimuoverà i casi che riguardano la politica, il potere, l’economia ad esso avvinghiata ecc. per privilegiare aspetti della cronaca giudiziaria certamente importantissimi ma assi più “indolori” per chi manovra il Paese. E chi manovra il Paese, in mezzo a tonnellate di guai e di Ruby anagraficamente nella tormenta? Su, è facile.Senza considerare poi l’inamovibilità del giudice (è evidente che un giudice che dà fastidio finisce come si diceva una volta per i militari riottosi “in Sardegna” o per i giornalisti scomodi e impertinenti “allo sport”), aggredita e difesa a un tempo da Alfano nella sua Riforma da Riformatorio come in un film di Charlot, oppure i rapporti tra magistrati e forze dell’ordine.E naturalmente il piazzare il Parlamento al centro della “nuova giustizia” (in un Paese in cui certamente la macchina della medesima è ferma, rotta, con la carrozzeria stratamponata ma affrontabile in un discorso molto più serio, “libero”, democratico, in una parola davvero costituzionale e da gente presentabile e non sospetta) fa dimenticare forse che vantiamo in Italia il primato dei pregiudicati, inquisiti, indagati, in odore della qualunque come da anni va dimostrando e documentando qualunque Grillo se ne occupi, si tratti anche umilmente di chi scrive: da costoro dovrebbero essere indirizzati o rimossi i magistrati inquirenti o giudicanti? Ma via, Maestri pasticcieri, c’è un limite a tutto, davvero pensate agli italiani come a un popolo di idioti (evidentemente sì, e ne hanno le prove)?Rimarrebbe la dama in tailleur. Avrebbe rigenerato la sua immagine senza farsi ficcare delicatamente nello stesso mazzo complementare di Alfano se avesse ricordato (o qualcuno le avesse domandato alcunché in proposito) il caso dei tre Orazi implicati nelle scalate bancarie dal 2005 e poi riassurti alle cronache nel 2007, cioè i suoi referenti D’Alema, Fassino e Latorre. Essi dettero una bella botta alla credibilità dell’opposizione non facendosi interrogare dalla Forleo, di cui evidentemente contestavano le “priorità nell’obbligatorietà dell’azione penale” cui il Gip Clementina metteva mano sulla base di inchieste altrui, di due sostituti che avevano fatto solo il loro lavoro/dovere.Poi la Finocchiaro avrebbe potuto ricordare dove è finita il Gip Forleo (a Cremona) a proposito di “inamovibilità” e quanto tutta la politica, in primis il suo partito, abbia influito nel caso all’interno del CSM, quello stesso Consiglio Superiore della Magistratura che come rilevava il Beato Ainis sacrosantamente fa le due parti in commedia, e favorisce la confluenza di controllore e controllato nelle stesse persone, tra l’altro come tutti sappiamo a mezzi con le nomine politiche. Su questo mi sarebbe piaciuta una parola di qualcuno,nella Terza Camera. Aspetto fiducioso che esterni Napolitano, anche Presidente del CSM. Oppure ha già esternato nel luglio 2007 contro la Forleo? E in quale trasmissione tv?