La risposta di Sarkozy all’integralismo islamico

di Andrea Verde

Il sottosegretario Thierry Mariani, già relatore del progetto di legge sull’immigrazione, in un’intervista a « Le Figaro » riconosce che c’é il rischio che molti elettori dell’Ump possano essere sedotti da Marine Le Pen.
L’immigrazione, la sicurezza e la crisi del multiculturalismo sono temi sensibili e l’Islam pone sempre piu’ problemi alla società francese.
I sondaggi parlano chiaro; i francesi non sopportano piu’ la pretesa di una minoranza di fare un proselitismo aggressivo attraverso gli obblighi vestimentari (burqa e velo), i divieti alimentari, la separazione dei sessi negli ospedali, nelle piscine, nelle palestre, l’occupazione delle strade per la preghiera del venerdi’.
Senza contare che molte associazioni sono sul piede di guerra contro la macellazione halal che prevede lo sgozzamento rituale dell’animale: una pratica crudele che provoca sofferenze atroci agli animali.
Ragion per cui il neo-presidente dell’Ump, Jean François Copé, ha convocato, il 5 aprile a Parigi, una convenzione sulla laicità ed il ruolo delle religioni.
La sinistra ha reagito duramente accusando il Presidente della Repubblica di « voler eccitare gli animi, stigmatizzando la seconda religione di Francia a fini elettorali ».
Sarkozy, da par suo, sembra intenzionato a continuare la sua battaglia per un islam repubblicano contro ogni forma di integralismo e di richiamo identitario.
Nell’intervista televisiva del 10 febbraio scorso, Nicolas Sarkozy, prendendo atto della crisi del multiculturalismo, era stato perentorio; « non c’é modo che la società francese possa subire l’Islam in Francia ».
Sarkozy non nasconde la sua preoccupazione per i richiami identitari di cui sarebbero vittime molti giovani di origine magrebina ed africana.
Le vecchie generazioni di immigrati vivevano in maniera tranquilla il loro credo religioso; i loro figli e nipoti acquisita la cittadinanza francese ed un buon livello di istruzione, sentono, in parecchi casi, i richiami dell’integralismo islamico ed intendono ridiscutere la presenza dei musulmani in Francia; non é un caso che il fenomeno del burqa riguardasse soprattutto le giovani donne.
Nicolas Sarkozy ha riaffermato la laicità della Francia e si é scagliato contro l’occupazione delle strade da parte dei musulmani.
A Parigi nel quartiere de « la Goutte-d’Or » ogni venerdi’ alle 12.30, la rue Myrha viene chiusa al traffico abusivamente per permettere a qualche centinaio di musulmani di pregare e di ascoltare l’iman.
Lo spazio pubblico é confiscato per un’ora senza che la polizia reagisca.
E non da oggi; il fenomeno dura dal 1995, da quando venne assassinato Abdelbaki Sahraoui, l’iman della moschea del quartiere e cofondatore del Fis algerino.
Le amministrazioni di centro-destra prima e di centro-sinistra poi hanno tollerato questi abusi per paura di rappresaglie, ma nel giugno scorso, la protesta dei cittadini francesi é esplosa, grazie a facebook, con un appello a ritrovarsi in una sala attigua alla rue Myrha, per un aperitivo a base di « vino e salumi » per protestare contro « l’islamizzazione del quartiere ».
Il successo dell’iniziativa organizzata da un’abitante del quartiere, che si é nascosta dietro lo pseudonimo di Sylvie François, ha convinto le forze politiche che era tempo di reagire.
E non si puo’ certo dire che manchino i luoghi di culto in Francia ! L’Annuario musulmano ha censito oltre 2100 tra moschee e sale di preghiere in Francia, senza contare che é prevista la costruzione di altre 150 moschee nei prossimi anni.
Il problema é che le comunità musulmane sono profondamente divise al loro interno: ci sono guerre tra etnie (i magrebini non vogliono pregare con gli africani) ed ognuno vorrebbe un terreno per costruire la propria moschea.
Lo specialista dell’islam Mohamed Salah Hamza riconosce che « occupare le strade a Parigi come a Marsiglia é un modo per sfidare lo Stato ».
Il fatto poi che abbiano installato degli alto-parlanti nelle strade che diffondono le preghiere in arabo, mostra in maniera inequivocabile che la preghiera nelle strade rientra in una logica di conquista dello spazio; la preghiera in strada é un’affermazione identitaria ed una manovra politica al tempo stesso. E’ un modo di marcare il territotrio e di dire; « questo é uno spazio islamico ».
Altro problema sensibile riguarda il finanziamento delle moschee.
La legge del 1905 vieta allo Stato di finanziare i luoghi di culto e Sarkozy teme che i finanziamenti possano arrivare da paesi ed associazioni legati al fondamentalismo; la costruzione della grande moschea di Marsiglia é stata bloccata per questa ragione: vi sarebbero cinque milioni di euro di provenienza sospetta.
Infine il problema della lingua: la formazione degli iman e il rispetto della lingua francese sono dei punti chiave per l’Eliseo. Per costruire un islam in Francia, il francese, e non l’arabo, deve essere la lingua utilizzata nelle moschee.
Una chiara risposta alla presenza di iman che non parlano francese, e che si oppongono alle leggi repubblicane, invitando i fedeli ad occupare le strade.

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: