L’ombra di Lockerbie

L'ombra di Lockerbie

La Nato è pronta a coordinare un'eventuale opzione militare in Libia a protezione dei pozzi petroliferi. Obama consulta i suoi alleati in Europa. Sulla soluzione l'ombra di Lockerbie.

Una riunione urgente dei Paesi membri dell'Alleanza Atlantica per affrontare la questione libica. A richiederla il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, in un messaggio su Twitter, precisando di essere pronto ad assumere il ruolo di ''coordinatore'' qualora gli alleati decidessero un'azione.

''La situazione in Libia e' fonte di grande preoccupazione e la Nato puo' agire come coordinatore, se e quando gli Stati membri dovranno intraprendere azioni'', ha scritto Rasmussen.

Intanto a Godollo, vicino Budapest, durante il meeting informale dei ministri della Difesa dell'Unione Europea che affronta la situazione libica e la possibile evacuazione dei migliaia di cittadini ancora bloccati nel Paese arabo: l'Unione Europea deve adottare ''misure restrittive per fermare il piu' presto possibile'' la violenza in Libia. Cosi', il capo della diplomazia europea Catherine Ashton. Il capo della diplomazia Ue ha tuttavia chiarito che per ''misure restrittive'' s'intendono sanzioni quali ''restrizioni sui viaggi o il congelamento dei beni'' per colpire i funzionari libici e che, fino ad ora, ''nessuno ha parlato di un azione militare contro la Libia''. .

Da Parigi e Londra la richiesta al consiglio di sicurezza Onu di sanzioni concrete nei confronti delle autorita' libiche e di un ''embargo totale sulle armi''. Lo riferisce il ministro degli Esteri francese, Michele Alliot-Marie, precisando di aver anche proposto di ''portare i membri del regime libico davanti al Tribunale penale internazionale'' per crimini contro l'umanita'. ''La situazione e' molto grave, e' assolutamente necessario che la Corte penale internazionale sia coinvolta'', ha detto il ministro, secondo cui ''non puo' esserci impunita''' per la violenta repressione del regime di Muammar Gheddafi nei confronti dei dimostranti antigovernativi.

Queste le dichiarazioni ufficiali e l'uscita del segretario generale della Nato e la prudenza di Catherine Ashton arriva dopo la consultazione telefonica che Obama ha avuto ieri con Sarkozy, Cameron e per ultimo Berlusconi.

Il presidente americano è preoccupato per gli ultimi sviluppi che ha preso la crisi libica e, soprattutto, l'esagerata reazione del colonnello Gheddafi nei confronti del suo popolo.

Ma non v'è dubbio che anche altri problemi disturbano i sonni del presidente USA e quello dei capi di stato europei: la questione energetica ma, soprattutto, l'instabilità politica o addirittura l'insediamento di un regime ostile in un paese che guarda al Mediterraneo. Si sa, meglio prevenire che reprimere.

A New York, consultazioni a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza sono in calendario a breve, mentre nei corridoi del Palazzo di Vetro iniziano a circolare le prime voci incontrollabili (e al momento fantascientifiche), come l'ipotesi di un possibile e non meglio definito intervento o raid militare sotto il cappello dell'Onu.

È vero – scrive l'Unità – che gli Usa non escludono mai l'opzione militare, ma si tratta di un punto fermo della loro dottrina militare, e da sempre. Ai giornalisti che gli chiedevano se erano alla studio anche le opzioni militari, il portavoce della Casa Bianca Jay Catrney ha detto: «Non escludo le nostre opzioni bilaterali, non escludo nulla», sposando ancora una volta la tradizionale posizione statunitense. Più concretamente, tra le ipotesi allo studio sembra emergere con forza quella della no-fly zone, cioè di una zona di non volo per proteggere da eventuali raid aerei libici le aree petrolifere e le popolazioni civili che si oppongono a Muammar Gheddafi, che secondo il Dipartimento di Stato avrebbe fatto pervenire un messaggio agli Usa.

Se si aggiunge che nella riunione di ieri dei ministri dell'interno della UE sull' ipotizzato “esodo biblico”, Maroni sia tornato con le pive nel sacco, la dice lunga sulle reali intenzioni dei principali paesi europei che guardano sì al disprezzo dei diritti umani da parte del colonnello libico, ma anche e soprattutto alle riserve petrolifere e di gas, di cui il paese africano è detentore.

In questa situazione ben si può immaginare quali siano le reali intenzioni dei governanti europei sul problema degli immigrati, liquidato come un problema tutto italiano. È facile pensare che il problema potrebbe essere rinviato al dopo Gheddafi, alla soluzione dei problemi di stabilità della zona e al lancio di un nuovo “Piano Marshall” che eviterebbe, questo sì, quell' “esodo biblico” tanto temuto dalla Lega Nord.

Fantapolitica? Non credo. Un'eventuale soluzione da parte dell'ONU in territorio libico, avrebbe il sostegno non richiesto, ma magari auspicato, di tutti quei paesi arabi, alleati degli americani, che oggi temono un allargamento della protesta ed un pericolo per i loro interessi. La partita è troppo importante perchè non venga affrontata con sistemi radicali e la storia recente lo insegna.

È giunta l'ora per Gheddafi di affrontare il redde rationem. A nulla valgono i suoi tentativi di intimorire l'Occidente con i sospetti su Al-Qaeda.

L'unica ombra che aleggia sulla Libia oggi è quella di Lockerbie. E non sarà difficile a Gheddafi nel suo bunker ricordare, in queste ore terribili, il volo Pan Am 103 che collegava Londra con New York. Il 21 dicembre 1988 il Boeing 747 – 121 chiamato Clipper Maid of the Seas esplose in volo in conseguenza della detonazione di un esplosivo al plastico sopra Lockerbie, in Scozia. Nell'attentato morirono 270 persone, 259 a bordo dell'aereo e 11 a terra colpite dai rottami del veicolo. 189 vittime erano americane.

L'ex ministro libico della Giustizia, che ha lasciato l'incarico per protestare contro le violenza in Libia, ha detto di avere ''le prove che Gheddafi diede l'ordine per Lockerbie''. Nel 2001 e' stato condannato come autore dell'attentato il libico Abdelbaset Ali Mohmet al-Megrahi, rilasciato poi nel 2009 per motivi umanitari, in quanto malato terminale di cancro. Al suo ritorno a Tripoli fu accolto come un eroe e a quasi un anno e mezzo di distanza e' ancora vivo.

Gli americani non hanno dimenticato.

Giuseppe Di Claudio

Marenostrum

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