I veleni di Taranto

Taranto è una città a rischio estinzione. Un luogo benedetto da Dio e stramaledetto dagli uomini. Si respirano diossina e benzopirene in quantità industriali e i tumori sono ormai la norma. Il solito ricatto “lavoro o salute“, come se le due cose fossero inconciliabili e non si potesse lavorare senza inquinare l'ambiente e uccidere le persone. A Taranto oltre all'Ilva ci sono due inceneritori, uno, come sempre, della Marcegaglia. Per non farsi mancare nulla ieri sono stati sequestrate 27 tonnellate di rifiuti ferrosi radioattivi con tasso elevato di cobalto 60 destinati all'Ilva per produzione dell'acciaio.

Intervista a Federico Catucci organizer degli Amici di Beppe Grillo di Taranto.
Vi vorrei parlare della mia meravigliosa città, che è stata la capitale della Magna Grecia e che ha chiuso con un dissesto di circa 637 milioni di Euro nel 2008.
Se guardate Taranto attraverso Google Maps noterete che è un cratere nero, scomparso, c’è la polvere di carbone, la polvere di ferro che ci sommerge da cinque decadi, da quando hanno deciso che in questo luogo bellissimo con due mari, questo luogo incredibile doveva essere sede della più grande acciaieria d’Europa. In più c’è l’Eni che è un petrolchimico, Cementir… tutta una serie di aziende pesanti che si trovano a meno di 100 metri, tutto questo potete immaginare quanto sia benefico per la salute.

Taranto è un cratere nero ( espandi | comprimi)
Taranto, visto che si trova in questa situazione per la sanità e l’ambiente, nel 1986 è stata dichiarata a elevato rischio ambientale. Nel 1998 è stato approvato un piano per il disinquinamento del territorio della Provincia e il risanamento dello stesso territorio, tuttavia è rimasto e rimane sulla carta, nonostante gli impegni, nonostante la nostra azione di protesta e di proposta, seguite da una serie di promesse da parte della parte industriale, della politica e dei sindacati, una a una vanificate e sembrano molto intraprendere lo spirito dell’attesa, però noi non abbiamo tempo.
Gli ultimi dati che si riferiscono alle morti per neoplasie su Taranto e provincia indicano 1.200 morti all’anno, stiamo parlando però di un rilievo numerico del 2003, da allora non abbiamo un registro tumori, molto probabilmente perché la gente si renderebbe conto di quale problema viviamo. Non esistono delle mappe epidemiologiche che ci darebbero chiaramente il nesso causale tra la presenza di un’industria così attaccata alla città e le conseguenti malattie mortali. Sarebbero anche da verificare i collegamenti con la presenza di inquinanti e le malattie cardiocircolatorie. Questo è lo stato dell’arte, determinato principalmente da un’acciaieria, l’Ilva, è la più grande acciaieria d’Europa. Per sua stessa dichiarazione, ci sono dei registri europei dove devono essere indicati i valori di inquinamento da parte delle varie attività, si chiama Inef Eper la stessa industria ha dichiarato di emettere il 92% di tutta la diossina prodotta in Italia industrialmente e a livello europeo rappresenta l’8,8%.

Mezzo secolo di diossine ( espandi | comprimi)
Sono 50 anni che vengono emessi quantità di diossina, la Regione sotto l’insistenza da parte dei cittadini tarantini ha creato una legge farlocca promettendo di far abbassare i valori di inquinamento da diossina a livelli delle norme europee, ma in realtà, siccome la legge è stata realizzata per perdere tempo e hanno legiferato in materia ambientale, c’è stata da parte del governo l’eccezione di competenza e sono state svuotate completamente la legge e i suoi valori.
L’ultima rilevazione ancora in piedi scadeva il 31 dicembre 2010. Doveva esserci un rilievo in continuo delle emissioni, tenute sotto controllo entro 0,4 nanogrammi al metro cubo, tuttavia le misurazioni avvengono su richiesta da parte dell’ente regionale della protezione ambientale, l’Arpa e si fanno durante le ore giornaliere. Durante la notte, e in casi particolari, anche durante il giorno, i fumi contenenti diossina non sono pochi. Nei dintorni della città abbiamo anche due inceneritori: uno della Marcegaglia e uno del Comune di Taranto che ha fatto di tutto per accenderlo dopo che l'inceneritore che era fermo da un decennio in previsione della raccolta differenziata. La raccolta non è mai stata attuata, quella differenziata porta a porta.
Abbiamo il mare e l’aria inquinati, ma anche il cibo. Infatti, nei 20 chilometri di raggio dalla zona industriale di Taranto, è fatto divieto di pascolo per prevenire nuove mattanze. Nei mesi scorsi e di recente, migliaia di capi di pecore e capre sono stati abbattuti per i livelli di diossina contenuti nelle loro carni, ma noi siamo qui da decenni, quando saremo da abbattere?
La classe politica locale e regionale ha risposto in una maniera inadeguata. Il sindaco, che tra l’altro è medico, ha fatto realizzare nuovi parcheggi e dei rondò in maniera tale che si diminuisse, l’inquinamento prodotto dalle automobili. Piste ciclabili e mezzi pubblici in gran numero, comunque elettrici o di altro tipo, non sono stati neanche considerati. Inoltre il sindaco potrebbe emettere delle ordinanze secondo un Decreto Legislativo del 2000, il N. 267 che è all’Art. 50 comma 5, che dice che in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale, le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco. Il nostro sindaco è un medico, non ha fatto niente di tutto questo e manda lettere a “Sua Governatorità“, il Presidente della Regione, il quale ha realizzato prima la legge farlocca antidiossina che è andata per tutti bene, destra, centro e sinistra e poi adesso sta presentando una nuova legge su un altro valore di inquinante. Esistono altri inquinanti oltre alla diossina, abbiamo il benzopirene che è classificato come tossico di classe A, o classe 1, vuol dire che è automaticamente cancerogeno, i valori che la legge accetta come ancora legali sono rappresentati da 0,1 nanogrammi per metro cubo all’anno.

Il referendum scomparso ( espandi | comprimi)
Nonostante il desiderio da parte della politica di mantenere lo status quo perché è di interesse per scaldare le loro poltrone, i cittadini organizzati in vari comitati, hanno richiesto tantissimi interventi. Uno dei più importanti è il referendum per la chiusura della zona più inquinante di questo colosso acciaieria, Ilva, oppure della chiusura totale, perché siamo dell’opinione che se c’è un problema di questo livello non possiamo sperare in ambientalizzazionie riduzioni degli inquinanti, perché siamo comunque dentro l’Ilva, siamo a 100 metri da questa zona. Il referendum è il risultato di una battaglia di due anni legale nei confronti del Comune che non realizzava un regolamento di eccezione dello stesso referendum. Adesso è stato bloccato al Tar dopo che avevamo raggiunto l’obiettivo di una data, abbiamo raccolto 4 mila firme per ogni quesito. C’è stato un ricorso al Tar da parte della C.G.I.L., della C.I.S.L., della Confindustria e dell’Ilva e tutti quanti a braccetto ci hanno bloccato sostenendo che abbiamo agito nella raccolta delle firme in maniera illecita. Non ci fermeremo qui, ci sarà un ricorso al Consiglio di Stato ma comunque faremo da capo una raccolta firme. Ovviamente i cittadini non si possono esprimere, non si devono esprimere e questo è un altro dei modi per far passare il tempo, tanto poi è la nostra salute che peggiora, come se questi politici non ne facessero parte della Città di Taranto, non ci demoralizziamo, andiamo avanti in questa maniera, vogliamo la cosa migliore per Taranto, vogliamo un futuro in questa città tenendo conto che tantissimi cittadini ogni anno vanno via sia per lavoro che per trovare un futuro migliore, la salute, vogliamo liberamente respirare e far crescere i nostri figli senza inquinanti e veleni, una città a Cinque Stelle sarebbe una delle migliori cose!”

Scudo della Rete

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