di Renzo Balmelli
EMERGENZA – E’ tragico e triste pensare che la sorte di un paese dipenda dai guai giudiziari del premier. In democrazia non v’è nulla di piu’ avvilente che assistere alla lenta agonia di una legislatura che si spegne tra i frastuoni degli scandali e i disperati, infruttuosi tentativi di un governo, il governo Berlusconi, di accreditare una parvenza di normalità, ormai inesistente. Se non ora, quando finirà lo scempio, ci chiediamo all’unisono con le donne scese in piazza per difendere la dignità vilipesa: la loro e quella della nazione. Ahinoi, nemmeno scrutando la sfera di cristallo si riesce a intravvedere quando calerà il sipario su questa commedia dell’assurdo in cui nessuno è piu’ al suo posto e dove il degrado morale sta diventando una vera e propria emergenza nazionale. Nelle stanze del potere l’aria è viziata dalla manifesta riluttanza di chi comanda a far coincidere etica e politica.
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NEMESI – Non è dei migliori in questi giorni lo stato d’animo dei cattolici nell’Italia di Silvio e dei suoi festini. Già erano combattuti davanti alla cautele ecclesiastiche nel censurare il comportamento del premier per timore di spaccare il mondo cattolico. Ma dopo il pungente editoriale di Famiglia Cristiana che a proposito della corte al femminile chiamata a giudicare il Presidente del Consiglio parla di nemesi (chi di donna ferisce, di donna perisce) il loro imbarazzo non ha fatto che aumentare. Tanto che un recente sondaggio li segnala sempre piu’ indignati per il pessimo esempio offerto dal sultano di Arcore. Per non aggravare le sofferenze dei fedeli, è quindi immaginabile che d'ora in poi la Chiesa non possa piu' accordare la propria benevolenza al premier-peccatore senza evocare ricordi piuttosto sgradevoli. Il pensiero corre a novant’anni fa, quando, liquidato Don Sturzo, la Segreteria di stato vaticana, per opportunismo politico, scelse di stare dalla parte del fascismo.
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MILITARI – E’ come l’incendio delle foreste durante la siccità: alimentata dal vento dei blogger la fiammata scoppiata in Tunisia contagia il mondo arabo a velocità supersonica. Senza scomodare Garcia Marquez, dire che quanto sta accadendo è la cronaca di una rivolta annunciata par quasi un’ovvietà. Solo le cancellerie hanno tardato a capire cio’ che i social network avevano già intuito da tempo. Nell’era dell’informazione globale che porta notizie anche negli angoli piu’ remoti il desiderio di libertà e la voglia di spezzare le catene è a lungo andare piu' forte della repressione, per quanto brutale essa sia. Nondimeno, occorre tuttavia considerare anche gli elementi controversi della svolta, in particolare quelli presenti nel terremoto egiziano. Resta da capire perché l’occidente abbia esultato per un golpe militare che trasferisce il controllo del paese alle forze armate. Se la guerra – come chiosava Talleyrand – è cosa troppo seria per essere lasciata ai generali, figuriamoci la democrazia.
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PIRATI – Sono tornati e chi li ha conosciuti è entusiasta. In cuor nostro speravamo che i tigrotti di Mompracem non avessero smesso di ruggire. E cosi’ è stato. Sandokan e Yanez, fedeli compagni di letture quando i ragazzi ancora non si spaccavano gli occhi sui videogame, rivivono nella bella edizione curata da Tropea e non smentiscono la loro fama. Gli eroi creati da Emilio Salgari sono di nuovo in auge per il centenario della sua morte grazie al messicano Paco Ignacio Taibo II. Il suo romanzo “Ritornano le Tigri della Malesia” ce li ripropone “piu’ antimperialisti che mai” in un susseguirsi di imprese fantastiche che sono un tuffo vivificante in un mondo di avventure ed erudizione. Che Guevara ne era talmente affascinato da essere un bulimico divoratore delle imprese salgariane. Nella versione di Taibo un altro personaggio di spicco, Capitan Tempesta, è una veneziana travestita da uomo, sposata con un turco. Certo non sarebbe piaciuto alla Lega.