“Le donne devono prendere il Pd per mano e condurlo verso nuove frontiere culturali e di civiltà”. Prossimo appuntamento l'8 marzo, a Palazzo Chigi, per consegnare le firme raccolte dal Pd
pubblicato il 19 febbraio 2011 , 779 letture
Il Segretario del Pd, Pier Luigi Bersani ha concluso i lavori della prima Conferenza Nazionale delle Donne Democratiche, svoltasi a Roma, dando appuntamento a tutte le democratiche ed i democratici l’8 marzo davanti Palazzo Chigi, dove consegnarà le firme raccolte in tutta Italia, per chiedere le dimissioni del premier. Conferenza che ha eletto all’unanimità Roberta Agostini come portavoce nazionale della donne del Pd.
L’intervento del Segretario è stato molto apprezzato ed ha gettato le basi per una proficua interazione tra il Partito e questo nuovo organismo che dovrà raccogliere le istanze delle donne democratiche elaborate nei territori e renderle propositive per sensibilizzare la politica del Pd. E Bersani, che ha partecipato ‘in punta di piedi’ alla due giorni di lavori della Conferenza si è impegnato ad accogliere queste proposte e a trasferirle nell’agenda del Partito, come parte integrante del programma politico.
Bersani ha molto apprezzato ‘la discussione bella, aperta, libera e forte’ svoltasi durante i dibatti, ed ha ribadito che ‘il Partito democratico è il solo Partito nel Paese ad essere in grado di lavorare in maniera così proficua’. E per questo ha ringraziato tutte le donne che si sono impegnate ed hanno creduto in questo progetto. “Anche io ho creduto in questo percorso e nella capacità di creare un luogo estroverso, capace di prendere il Pd per la mano e portarlo dove spesso fa fatica ad andare, verso nuove frontiere culturali e di civilizzazione. C’è freschezza ed entusiasmo – ha detto il Segretario – che dobbiamo collegare alle altre energie che circolano nel Paese per fare un passo avanti. E la manifestazioni entusiasmanti del 13 febbraio, ci hanno dato l’idea che le donne vogliono il cambiamento e si affermano le protagoniste del cambiamento”.
Il Segretario ha ricordato che nel ‘900, secolo dove la regressione della umanità è stata drammatica, “l’elemento di civilizzazione è stato proprio il movimento di emancipazione delle donna. La presa di coscienza delle donne sui grandi temi civili quali l’aborto, il divorzio, ha sostenuto un moto di avanzamento politico delle forze progressiste ed anche l’introduzione di una nuova agenda economica. L’avanzamento della rete dei servizi è avvenuta proprio grazie a quell’onda. Quindi il Pd accetta di misurare il cambiamento dallo stato della condizione della donna, come sfida per un nuovo progetto che guardi oltre”.
Bersani ha poi parlato della profonda e permanente crisi economica del nostro Paese, che ci vede ‘pagare il doppio e correre per meno della metà’. E l’ha descritto come un ‘processo di scivolamento intimamente connesso tra la questione sociale e la questione democratica. E proprio su questo nesso nasce la vittoria delle forze di destra, vittoria che Berlusconi ha esercitato con un meccanismo populista e plebiscitario. Infatti le forze di destra negli altri Paesi europei, anche in Svezia, ci sono, ma sono fuori dal governo, solo da noi hanno preso il comando. Il tema del berlusconismo è proprio questo’.
“Abbiamo un pezzo di classe dirigente che balla sul titanic della nostra democrazia – ha detto Bersani -. Per questo bisogna organizzare una convergenza tra forze progressiste ma anche tra politica e società civica. È un darsi la mano, assumendosi delle responsabilità reciprocamente. Ancora è un equilibrio fragile e voi come donne democratiche dovete prefigurare un Partito che trovi proprio questo punto di equilibrio”.
Il Segretario democratico ha descritto la precaria ed imbarazzante situazione del governo Berlusconi, ‘retto da una maggioranza subordinata ad una persona sola, concepita come salvacondotto. Una persona che non è in grado di svolgere una funzione pubblica’.
Ha sottolineato Bersani: “I nostri padri hanno scritto nella Costituzione, che disciplina ed onore sono dei prerequisiti necessari per governare, non perché si occupavano di reati o peccati, dei quali se ne devono occupare gli inquirenti o la Chiesa, ma perché pensavano che senza disciplina ed onore non si può esercitare la funzione pubblica”.
Bersani ha poi chiarito come i problemi economici del nostro Paese siano accentuati dalla scarsa credibilità che l’Italia si è conquistata a causa di questa malsana commistione tra funzione pubblica e personale del premier. “Saremo e siamo in tutti i carnevali del mondo –ha ribadito – altro che investimenti esteri in Italia! Dobbiamo prendere l’acqua col cucchiaino mentre c’è uno che la butta via col secchio! Mentre ridono di noi ne approfittano ed occupano gli spazi vuoti che lasciamo noi. Abbiamo problemi enormi nel Mezzogiorno, l’illegalità dilaga a causa della crisi, c’è disoccupazione, precariato, ma non si discute di nulla in Parlamento. Al Consiglio dei Ministri solo aria fritta”.
E Bersani ha denunciato la grave staticità del governo che sta rovinando il Paese, e come la Maggioranza usi in modo insultante problemi reali come un diversivo, a pretesto per non parlare di Ruby. “In questo contesto non è più questione di destra, di sinistra o di centro, ma di dignità e chi tace oggi non so come parlerà domani”.
Anche la finta morale usata dalla Maggioranza che si nasconde dietro la tutela della ‘privacy’ è denunciata da Bersani. “Essere processati per direttissima è fatto privato? La ricattabilità del presidente del consiglio è un fatto privato? Se viene fuori che ha dato 185000 euro in due mesi ad una minorenne è un fatto privato? Io non voglio essere governato da uno così”, ha ribadito Bersani, tra gli applausi delle donne democratiche inorridite che gridavano “Vergogna”!
La cosa grave che ha rilevato il Segretario del Pd da questa triste vicenda è che ‘si sta diffondendo l’idea che la mercificazione delle donne sia la disposizione della libertà del premier. Addirittura in riferimento ad una persona alla quale in quanto minorenne la legge non dà disponibilità di sè. “Si sentono liberali, ma insultano una nobile parola oltre che le donne stesse –ha detto Bersani -. Anche dalle piazze domenica scorsa i cittadini hanno detto che non accettano più questi atteggiamenti. Eppure i ministri non hanno aperto una riflessione critica da queste richieste”.
“Ma dalla vicenda amara del nostro Paese, possiamo ricavare qualcosa di buono solo continuando la battaglia civile nata nelle piazze –ha detto Bersani -. L’8 marzo consegneremo a Palazzo Chigi le firme raccolte in tutta Italia per richiedere le dimissioni del Premier e da lì lanceremo un ponte verso il 17 marzo, per ribadire l’importanza di festeggiare l’Unità di Italia. Voglio ringraziare Roberto Benigni perché ha dato una traccia importante su questa ricorrenza, dobbiamo risvegliaci verso una riscossa italiana”.
Bersani ha poi profilato il progetto di rinnovamento del Paese che il Partito democratico sta delineando. ‘Partito che deve essere originale ma senza venir meno alla funzione di sintesi. Perché è necessario un elemento di unificazione che dia stabilità’. “Noi abbiamo dei difettucci in questo e dobbiamo correggerli –ha dichiarato – ma siamo a buon punto e stiamo lavorando per una riforma repubblicana, non intesa solo ai piani alti istituzionali ma che abbia dentro il calore di una risposta civica. Temi che si chiamano legalità e diritti devono essere la nostra battaglia, saldata però ad una risposta concreta”.
Per risposta concreta Bersani intende che ‘se si dice che si vuole arrivare in Italia alla media europea di occupazione femminile, che è pari al 60%, si deve allargare la base occupazionale secondo criteri di produttività. Ovvero: attaccare la disoccupazione giovanile, avere dei servizi migliori, incentivare le imprese, in sintesi dare impulso alla democrazia. Perché dove le donne lavorano, nascono più bambini e il Paese cresce’.
A termine del suo intervento alla Conferenza nazionale delle Donne Democratiche, il Segretario ha elencato in tre punti focali, quelle che saranno le priorità per il Partito emerse dal dibattito e dal lungo lavoro delle donne nel territorio. E su questi punti Bersani chiede che ci sia un dialogo continuo ed un interscambio tra Conferenza delle Donne e Pd nella sua interezza.
Primo punto: le donne devono stare nei luoghi di decisione, nella vita pubblica e nell’economia, perché in Italia solo il 6,8% di donne sono presenti nei consigli di amministrazione. Ma senza le quote rosa nei vari organismi e non solo nel Pd, questo non è possibile. Dobbiamo pretendere che anche il governo nazionale sia composto per metà da uomini e metà da donne. Noi come Pd assumeremo questo impegno, porteremo avanti questa battaglia.
Secondo: il tema dell’eguaglianza dei diritti e della funzione sociale della donna e dell’uomo. Il lavoro domestico ad esempio nel nostro Paese è svolto quasi solo dalle donne e bisogna riflettere su questo punto, come sul congedo parentale maschile.
La terza questione: i servizi. La sfida sul federalismo è proprio su questi temi. Bisogna portare le risorse verso il tema dei servizi sociali, come chiave fondamentale per il sud ma che riguarda da qualche anno anche il nord del Paese.
Il Segretario ha concluso con una frase che all’apparenza potrebbe apparire criptica ma che in realtà ben descrive questo momento buio che il Paese attraversa. Ha detto: “Più c’è la crisi più c’è bisogno di qualcosa di immateriale”. E questo ad indicare che il Partito deve anche saper emozionare, perché il distacco tra la politica e la società è arrivato a dei livelli inediti. “Quando diciamo che dobbiamo andare oltre -ha detto con enfasi il Segretario – significa che dobbiamo essere in grado anche di emozionare, di proporre un sogno, che abbia le gambe però. E i valori a cui ci riferiamo sono molto antichi, quelli dell’onestà, sobrietà, rigore solidarietà. Una politica pulita e la concretezza dei progetti e voi donne mi insegnate che la presenza femminile è un valore aggiunto che dobbiamo apprezzare. C’è un senso di riscossa morale e civica e voi donne ne siete protagoniste”.
Anto.Pro.