La Silipigni diffidente sull’accordo di Termini Imerese

La responsabile per le Attività Produttive e l’Industria dell’Italia dei Diritti: “Per quanto possa essere motivante per la Regione Sicilia, la preoccupazione resta quella del cittadino”

“Il problema più grande del Governo quando si chiudono reparti interi a livello industriale è il collocamento degli addetti. Sebbene un accordo di questo genere può risultare motivante sia per la Regione Sicilia sia per i lavoratori, bisogna assolutamente vagliarne la fattibilità. Non credo che un turnista alla filiera dell’automobile possa essere facilmente ricollocabile in un’azienda di floricoltura, né tantomeno nell’indotto cinematografico”. Così commenta Antonella Silipigni, responsabile per le Attività Produttive e l’Industria dell’Italia dei Diritti, l’accordo di programma raggiunto ieri dal Ministero dello Sviluppo Economico con la Regione Sicilia ed un gruppo di imprenditori, per la riconversione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Il piano prevede lo sviluppo di sette progetti industriali che coinvolgono aziende attive nel settore automobilistico, cinematografico e in quello florovivaistico.

Le società legate al mondo delle quattro ruote sono la De Tomaso che produce auto di lusso, ed il fondo Cape Natixis, volto alla produzione di auto elettriche. “Le auto di lusso non vengono commercializzate come le utilitarie – evidenzia la Silipigni – e, spesso, hanno un mercato estero con numeri limitati. Per quanto concerne le auto elettriche, fintanto che il governo non prende una decisione chiara relativamente all’incentivazione dell’utilizzo dei mezzi elettrici, non credo che il progetto avrà un esito positivo”.

Concludendo, l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro mostra il suo totale disappunto: “Questa intesa sembra uno specchietto per le allodole, poiché consiste nella realizzazione di un comparto industriale in cui non si guarda all’efficacia e alla produttività reale sul territorio. Non bisognava arrivare a questo tipo di accordo, perché il Governo italiano sarebbe dovuto intervenire su Termini Imerese e sugli altri impianti, così come ha fatto quello statunitense, che ha dettato le sue regole nell’accordo tra Chrysler e Fiat. Così non è stato purtroppo e si è trovata questa situazione di ripiego, creando una cordata che appare molto simile a quella fatta per l’Alitalia. E oggi tutti conosciamo in che condizioni versa la compagnia aerea di bandiera. Altra cosa che mi dà fastidio è che si continua a dare idee nuove poco ponderate e poco efficaci su quella che dovrebbe essere un’effettiva soluzione ai problemi attuali”.

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