BERLUSCONI RISCHIA FINO A 15 ANNI DI CARCERE
Il giro di vite nei confronti dello sfruttamento sessuale minorile fu introdotto dal governo di centrodestra
Servizio di Emanuela Garulli
E' la prima volta al mondo che un premier viene rinviato a giudizio. E per giunta a causa di una legge del suo governo. Sì perchè, sembra una beffa del destino, ma il giro di vite contro lo sfruttamento sessuale dei minori lo ha dato proprio l'esecutivo Berlusconi alla viglia delle elezioni del 2006. Secondo la legge numero 38 di quell'anno, che modifica il secondo comma dell'articolo 600 bis del codice penale: “Chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a euro 5.164”. E tra le pene accessorie figura anche l'interdizione a vita dai pubblici uffici, la più temuta dal premier. Senza contare che il reato rientra tra quelli per cui ci sono forti limitazioni nella concessione di benefici e misure alternative al carcere. Il secondo reato di cui è accusato Berlusconi è la concussione, articolo 317 del codice penale nella sua formulazione approvata con la legge 26 aprile 1990: “Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità e dei suoi poteri costringe o induce taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni”. Secondo l'accusa Berlusconi avrebbe abusato della propria posizione di presidente del Consiglio per spingere i dirigenti della questura di Milano ad affidare Ruby alla consigliera regionale lombarda Nicole Minetti, dimostrando di fatto di essere a conoscenza del fatto che la ragazza era una minorenne. La disposizione del giudizio immediato prevede che il premier possa chiedere il giudizio abbreviato o il patteggiamento, ottenendo una riduzione della pena fino ad un terzo.