di Andrea Verde
Luca Negri, nel suo bel libro « Doppifini » racconta come, grazie a Fini, uno sparuto gruppo di intellettuali che non si filava nessuno, abbia avuto il suo momento di gloria e di celebrità.
Il think-thank Fare Futuro, prima di trasformarsi in una succursale del «Fatto Quotidiano», ha avuto l’ambizione di disegnare nuovi orizzonti culturali per il centro-destra italiano.
Ma gli intellettuali finiani (scarpe grosse e cervello fine) hanno capito, quasi subito, che per ottenere rilevanza mediatica e diventare ospiti fissi nei talk-show televisivi, non valeva la pena perdere tempo con temi noiosi come la laicità positiva, la crisi del multiculturalismo, l’emancipazione delle donne musulmane, il sarkoberlusconismo ma occorreva «distinguersi» da Berlusconi, ed appiattirsi sul «politicamente corretto» in modo da compiacere «Repubblica» e la stampa di sinistra: in questo modo hanno ottenuto i galloni di maitre-à-penser della nuova destra laica, europea, moderna ed ovviamente antiberlusconiana.
Ma come si sa il successo puo’ dare alla testa.
E cosi’, comparsata dopo comparsata, i professorini petulanti sono saliti in cattedra e, dopo aver imposto a Fini la linea da seguire, hanno cominciato a beccarsi tra loro, come i polli di Renzo.
I bene informati parlano di un Alessandro Campi irretito dall’astro nascente Umberto Croppi che gli insidierebbe il ruolo di intellettuale di riferimento del finismo, cosi’ come non va sottovalutata la guerra delle «deux dames», Flavia Perina e Sofia Ventura.
Gli «intellettuali finiani» riescono a dire tutto ed il contrario di tutto; cosa non si farebbe per un po’ di rilevanza mediatica!
E cosi’ per un Campi che nell’aprile scorso, dopo la vittoria del Pdl alle regionali, proponeva, nel salotto di Bruno Vespa, un governo tecnico senza Berlusconi, ecco una Sofia Ventura che, diventata celebre grazie ad un articolo contro il velinismo, sdottoreggiava da Gad Lener sul Pdl «partito di plastica» incapace di sopravvivere a Berlusconi.
Per mesi Campi e la Ventura ci hanno spiegato che il berlusconismo era morto, che non poteva dare nulla di positivo al Paese, ma appena Flavia Perina ha benedetto, dalle colonne del «Secolo», il terzo polo in chiave antiberlusconiana, ecco l’improvviso dietro-front della premiata ditta Campi&Ventura; Fli nel terzo polo? Succubi di Casini ? Per carità! Inoltre si rischia di annacquare la battaglia sui temi etici.
Forse a Sofia Ventura non é andato giu’ il colpo di fulmine tra Concita De Gregorio e Flavia Perina.
Per Concita il «Secolo» é bellissimo e sorprendente, mentre Flavia tesse in continuazione gli elogi della direttrice dell’Unità, e tutte e due saranno, fianco a fianco, alla manifestazione per la dignità delle donne contro il «satrapo» di Arcore.
Il due febbraio scorso, sul « Riformista », Alessandro Campi torna alla ribalta, con un articolo cerchiobottista in cui, ribadendo che pur esistendo molte differenze tra Fli, Casini, Vendola e Di Pietro e che l’elettorato del centro-destra farebbe fatica a capire un tale inciucio (sai che scoperta !), tenuto pero’ conto della grave situazione in cui versa l’Italia e del degrado dell’immagine a livello internazionale, forse un «accordone» antiberlusconiano si potrebbe anche fare, mettendosi pero’ d’accordo sulle cose da fare!
Roba da far impallidire i dorotei della defunta Dc, altro che futurismo!
Piccato evidentemente per la scarsa rilevanza mediatica ottenuta dal suo non memorabile articolo, Alessandro Campi, annuncia, il giorno stesso, che non andrà a Milano al congresso fondativo di Fli, salvo fare l’ennesimo dietro-front dopo una provvidenziale telefonata di Gianfranco Fini, con tanto di invito a colazione.
Non sappiamo cosa gli abbia detto il Presidente della Camera, sta di fatto che ieri il professore rilasciava questa dichiarazione; «voglio solo chiarire che non sono uno che si fa da parte, sgomita o “tradisce”: non faccio l'attore, né sono un politicante in cerca di notorietà. Ho idee (sovente critiche) e le esprimo pubblicamente…Sono critico nei confronti del sistema di potere berlusconiano, ma non mi piacciono le invettive e gli insulti personali (dalla destra becera ci si distingue, innanzitutto, sul piano dello stile). Il problema non è “stare” con Fini, per lealtà personale o peggio per interesse, o partecipare ad un appuntamento congressuale, ma condividere eventualmente un progetto, una visione della politica e dell'Italia. Tutto qua. Il resto – le rotture, gli abbandoni, gli strappi personali – sono solo chiacchiere e gossip ad uso delle agenzie di stampa»
Gossip e chiacchiere a parte, quale sia questa famosa idea dell’Italia diversa dal becero berlusconismo non é dato al momento di saperlo ma Enzo Raisi ci tiene a sottolineare che «a Milano non parleremo di Berlusconi, ma di noi, spiegando che siamo l’innovazione, i diritti civili, la legalità, siamo qualcosa che si muove mentre comincia il declino dei partiti di plastica»
Dire che Fli si muova é un puro eufemismo; piu’ che movimenti sembrano scosse telluriche del nono grado della scala Richter.
Dopo le defezioni di Siliquini, Moffa, Polidori, Catone, Sbai e forse di Barbareschi, i mal di pancia degli intellettuali, lo sconcerto della base, gli insulti a Potito Salatto e le dimissioni di Tiziana Maiolo, ci si domanda quale sarà l’avvenire di una compagine politica che, nata dai rancori personali di Fini verso Berlusconi, sembra destinata a scrivere piu’ che la storia d’Italia una commedia pirandelliana.