Le lamentele sui disservizi postali si sono moltiplicate negli ultimi tempi. La trasformazione delle Poste in società per azioni si è rivelata negativa sotto tutti i punti dei vista: dei lavoratori sempre più bistrattati, dei cittadini utenti e delle imprese che hanno visto sempre più ritardi e malfunzionamenti nella consegna di lettere e raccomandate.
E’ inutile ricordare che la “posta prioritaria” dovrebbe essere consegnata in tutta Italia entro il giorno successivo, ed invece è un miracolo quando avviene.
L’Unione Europea ha emanato una serie di direttive per il completamento del mercato interno dei servizi postali comunitari. L’ultima di esse ( 2008/6/CE ) prevede tra l’altro che “gli Stati membri non possano concedere o mantenere in vigore diritti esclusivi per la forniture di servizi postali”. In altre parole è una direttiva che dovrebbe portare alla liberalizzazione dei servizi postali. La direttiva è ora in fase di recepimento in Italia attraverso un Decreto legislativo. Ebbene è questa una della tante dimostrazioni di come questo governo si riempia la bocca con la parola “liberalizzazione” ma poi, sul piano pratico, faccia esattamente il contrario per motivi di controllo politico su un’entità come “Poste Italiane”.
In particolare il decreto è illiberale per le seguenti ragioni:
1. Istituisce una “Agenzia nazionale di regolamentazione del settore postale”, che viene designata quale autorità di regolamentazione del settore, ma che viene sottoposta alle dipendenze del Ministero dello Sviluppo Economico e quindi risulta priva delle necessarie garanzie di indipendenza e autonomia come richiesto dalla normativa comunitaria;
2. dispone di affidare in via diretta il servizio universale a Poste Italiane per 5 anni rinnovabili per ulteriori 5 anni nell’arco di un biennio. Si prevede cioè che il fornitore del servizio universale venga designato in forza del criterio di “eventuali pregressi rapporti con la pubblica amministrazione nel settore specifico con esito positivo” . E’ evidente che nessun altro operatore al di fuori di Poste Italiane potrà mai vantare pregressi rapporti con la pubblica amministrazione e dunque per i prossimi 15 anni continuerà ad agire in regime di monopolio;
3. le imprese che effettuano trasporti a collettame senza alcun vincolo -se non quello derivante dalla sottoposizione al vigente regime di autorizzazione generale- si troveranno gravate di oneri al pari delle imprese titolari di licenze individuali che svolgono servizi postali in concorrenza con Poste italiane, con effetti considerevoli sul costo di trasporto dei pacchi a seguito della definitiva approvazione dello schema di decreto in esame.
4. Poste Italiane fruirà dell’esenzione Iva mentre gli eventuali concorrenti saranno costretti ad farla pagare ai loro clienti.
Come si vede il governo “liberale” fa una legge che è l’esatto contrario. Perché lo fa? Nessuno lo dice ma Poste Italiane Spa, società controllata al 100% dal Ministero dell’Economia, continuerà ad avere amministratori e dirigenti di nomina politica e posti di lavoro che spesso potranno rappresentare un buon motivo per il voto di scambio.