Bari, 28 gennaio 2011 – Il Dott. Giuseppe Marinò, delegato all’Energia di Confindustria Puglia, ha dichiarato: “Stiamo assistendo attoniti alla campagna denigratoria che riguarda lo sviluppo delle fonti rinnovabili nella nostra Regione.
E la costernazione è subordinata alla considerazione di merito: solo sino a qualche mese fa la Puglia esportava il suo modello energetico, sbandierando i dati e partecipando ad incontri pubblici nazionali ed internazionali su quello che si era realizzato, coerentemente agli indirizzi del Governatore Vendola in ordine alla green economy.
Ma come nelle più antiche delle favole, la metamorfosi ha trasformato al contrario il cigno in anatroccolo, subordinando a questa filiera di interessi industriali ogni possibile responsabilità, tanto da concentrare attenzione in termini negativi su tutti, senza alcuna esclusione.
In questo momento storico, particolarmente difficile per le nostre Aziende, non vi è nessun settore che possa determinare – come quello dell’energia – nuove opportunità di sviluppo imprenditoriale ed occupazionale. Si tratta di migliaia di occupati, soprattutto giovani, che hanno trovato collocazione lavorativa in questa filiera produttiva.
E’ evidente che la Regione, al pari dei Comuni e delle relative Province, abbia i poteri necessari per interdire i cattivi esempi e denunciare alle Autorità Giudiziarie gli abusi e gli scempi ambientali eventualmente perpetrati al nostro territorio. Ma lasciare che si faccia di tutta un’erba un fascio NO!! Si tratta di atteggiamenti e valutazioni assolutamente intollerabili!
Gli investimenti sinora realizzati, risulta che abbiano esperito gli iter autorizzativi previsti dalle normative nazionali e regionali. E’ auspicabile che gli organi di controllo preposti a tale vigilanza accertino eventuali violazioni normative, con le conseguenti determinazioni.
Infatti, in uno stato di diritto degno di questo nome, chi è al corrente di violazioni della normativa, è tenuto a sporgere regolare denuncia evitando nel modo più categorico che si generalizzi, con il risultato di trascinare in questa campagna mediatica denigratoria l’intero settore.
L’imprenditoria pugliese ha semplicemente colto l’opportunità di riorganizzare, ed in molti casi, reindirizzare le proprie vocazioni di sviluppo e di crescita nel corso degli ultimi anni, programmando le proprie strategie aziendali, anche in funzione dell’utilizzo di strumenti costruiti ad hoc dalla politica regionale e tesi allo sviluppo dell’intero settore.
Chi ha il compito di scrivere le linee di indirizzo del sistema economico, sociale e culturale è la politica, chi ha il dovere di percorrerle, nei diversi ruoli, sono i cittadini.
Se le regole sono cambiate è quanto mai opportuno che lo si sappia, soprattutto nei modi e nei tempi più consoni, tanto da consentire all’economia di una regione di costruire eventuali alternative, laddove possibili, a tutela delle imprese e dei lavoratori.
Situazioni di confusione, incertezza e – peggio ancora – gogne mediatiche producono solo danni, purtroppo molto spesso irreversibili.
Per uscire dall’attuale fase di confusione, anche conoscitiva dei soggetti proponenti, occorre al più presto – a nostro avviso – che le Province, attraverso i Comuni, che ricevono le Dichiarazioni di Inizio Attività (DIA) per impianti entro un MW, organizzino una vera e propria banca dati, che invece è già esistente in Regione Puglia per gli impianti oltre un MW e che si subordini la realizzazione degli impianti alla sottoscrizione da parte del soggetto proponente di un protocollo di legalità, in analogia a quello a suo tempo realizzato presso la Prefettura di Brindisi.
Va, infine, evidenziato che vi sono numerosi progetti – proposti da Aziende pugliesi, di indiscussa capacità e serietà imprenditoriale – che attendono da anni che si concluda l’iter autorizzativo, bloccando in tal modo ingenti investimenti, dei quali invece la nostra economia, soprattutto nell’attuale fase, avrebbe forte bisogno.
Si tratta di ritardi anomali ben al di là dei tempi previsti dalla legge, rispetto ai quali invitiamo la Regione a porre immediato rimedio, anche al fine di prevenire incresciosi contenziosi in sede giudiziaria”.
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