di Tommaso Crudeli
Il “Trattato sulla tolleranza” che Voltaire scrisse ispirandosi al caso Calas, dal nome del cittadino francese, di religione protestante, accusato falsamente dall’inquisizione di aver ucciso suo figlio perché in procinto di convertirsi al cattolicesimo, fu pubblicato nel 1763. Passano i secoli, ma l’esercizio irresponsabile, violento, abnorme, distorto, della forza che lo Stato ha – perché la deve avere – nello svolgere l’azione penale, purtroppo resta. Soprattutto in Italia. Per dimostrarlo non giova, anzi per certi versi è fuorviante, parlare del caso Berlusconi-Ruby, ma serve parlare della giustizia per i cittadini normali. Del Tribunale di Firenze, per esempio, che proprio in questi giorni ha emesso una sentenza che qualcuno non si vergognerebbe di definire esemplare. Fatto: una bambina di 10 anni è morta, a causa di un errore di diagnosi. Una peritonite non riconosciuta dal pediatra che l’ha visitata. Il Tribunale, nell’accertare il caso, ha condannato il medico che ha visitato la bambina, il medico di guardia dell’ospedale dove la bimba fu ricoverata d’urgenza e il pediatra di base, che la Asl le aveva assegnato. Il fatto è che quest’ultimo si trovava all’estero in ferie, non era raggiungibile nemmeno telefonicamente, non è stato né coinvolto e nemmeno notiziato della diagnosi, attribuibile quindi solo al primo medico che lo sostituiva nel pieno rispetto delle norme e delle graduatorie. Sembra incredibile, ma è così. E nell’indifferenza, o forse e meglio dire nell’assuefazione, più totale. La sentenza ha così trasformato la giusta resposabilità soggettiva delle proprie azioni in una indebita responsabilità oggettiva. Ne consegue che si può venire condannati non per ciò che si è fatto, come sarebbe giusto, ma per ciò che si è. In questo caso: pediatra della bambina deceduta. E questo non può essere giusto. Questo principio, di per sé incredibile, diventa poi mostruoso se si pensa che colui che emette la sentenza di responsabilità, cioè il magistrato, è l’unica figura professionale che per i propri errori, colpe e abusi non risponde. Mai. Questo è il vero nodo della questione giustizia in Italia, perchè in democrazia ogni potere deve essere responsabile: l’esecutivo lo è verso il legislativo e quest’ultimo lo è verso gli elettori. Il potere giudiziario è invece un potere irresponsabile. E un potere irresponsabile è un potere assoluto. Serve un Voltaire che alzi la bandiera e ingaggi la battaglia intellettuale della civiltà contro la barbarie integralista. L’inno è già pronto, non si intitola “Meno male che Silvio c’è”, ma “Il Giudice”. Lo scrisse e lo musicò, diversi anni fa, Fabrizio de Andrè, ispirandosi a quella straordinaria raccolta di poesie di Edgar Lee Master dal titolo Antologia di Spoon River.
P.S. Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio sul livello di anomalia raggiunto nel nostro Paese intorno a tutto ciò che gravita intorno alle questioni di giustizia segnaliamo che i giornali locali che, con avarizia di spazi, hanno riportato la notizia, nel riferirla hanno reso pubblici sia i nomi dei medici condannati che della bambina defuta. Ma non quello del magistrato che ha emesso l’esemplare sentenza. Così, giusto per rispettare la privacy.
http://www.laici.it:80/viewarticolo.asp?Id=1174