Ho letto con grande soddisfazione il recente comunicato nel quale Antonio Bruzzese, dirigente sindacale e presidente dell’Inca-Cgil Argentina raccoglie il mio appello rivolto ai patronati operanti all’estero e si impegna a predisporre i ricorsi contro la decisione dell’Inps e dei Ministeri competenti di non erogare l’importo aggiuntivo di 154 euro (legge finanziaria n.388/2000, art. 70, comma 7) ai pensionati residenti all’estero i quali hanno chiesto la detassazione alla fonte della loro pensione. Insieme abbiamo illustrato i motivi per cui riteniamo che l’Inps sbaglia da dieci anni e per cui sia necessario avviare un contenzioso amministrativo e legale contro l’Istituto previdenziale italiano. Spero che anche gli altri patronati ora accolgano il mio invito e che con la loro azione si possa ristabilire (anzi stabilire) un diritto negato ingiustamente per tanto tempo. La nostre rivendicazioni sono giuridicamente fondate, attengono agli interessi concreti di migliaia di pensionati all’estero patrocinati e non, mirano a ripristinare un diritto negato e, se accolte, assicurerebbero importanti benefici economici (migliaia di euro con gli arretrati) ai nostri connazionali. Nel mio ultimo comunicato su questa questione ho ricordato di aver presentato interrogazioni, di essere intervenuto direttamente presso le autorità competenti, di aver denunciato l’abuso con numerosi comunicati, di aver scritto ai patronati, di aver addirittura presentato un esposto alla Procura della Repubblica. Insomma a questo punto è rimasto solo il contenzioso legale, e quindi non perseguire nell’aula dei tribunali (dando per scontato l’esito amministrativo) il soddisfacimento di un diritto incontrovertibile potrebbe apparire come un’inosservanza delle proprie prerogative e del proprio ruolo da parte degli enti preposti per legge alla tutela dei diritti dei pensionati e soprattutto come una grave negligenza nei confronti dei propri patrocinati.