La redazione IDV
Sarebbero 15 mila, secondo gli organizzatori, i manifestanti che si sono radunati oggi, nel centro del Cairo, per chiedere riforme politiche e sociali, sul modello della “rivoluzione del gelsomino” tunisina. Sono in corso incidenti tra polizia e manifestanti: in particolare, nella centrale piazza Taharir, accanto al Museo Egizio, la polizia ha sparato lacrimogeni e ha usato gli idranti, mentre i dimostranti rispondono lanciando sassi. Ci sono stati incidenti anche nella zona circostante e ci sarebbero alcuni poliziotti feriti e una ventina di arrestati.
Un gruppo di manifestanti è riuscito a scavalcare i cordoni di sicurezza creati intorno al Museo egizio del Cairo, e ad entrare nell'edificio, secondo il sito di al-Shorouk, che aggiunge che alcuni gruppi di manifestanti sarebbero riusciti a mettere in fuga gli agenti della sicurezza. Nella zona, si legge ancora, un gran numero di auto parcheggiate per strada sono state distrutte.
Le forze di sicurezza, come ha constatato l'Ansa locale, sono state costrette a ritirarsi dalla piazza malgrado il fitto lancio di lacrimogeni e l'impiego di blindati e idranti. Anche alcuni gruppi di beduini che risiedono nella penisola del Sinai hanno deciso di prendere parte alle proteste di oggi contro il governo egiziano. Fonti del governatorato del Sinai del Nord hanno annunciato ad al-Masry al-Youm che i manifestanti scenderanno per le strade nei pressi dell'aeroporto di al-Gorah, dove sono stanziate forze di pace multinazionali. Alcuni membri di una tribù del villaggio di al-Mahdiya, a sud del valico di Rafah tra Egitto e Striscia di Gaza, hanno dato la loro adesione alle proteste annunciando una marcia per le strade di Rafah e di Sheikh Zowayyed. La sicurezza è stata rafforzata in tutti i luoghi sensibili, in particolare di fronte alla facoltà di Scienze dell'educazione ad Arish e al quartier generale del governatorato a Rafah. Il governatore del Sinai del Nord, Mourad Mowafi, interpellato da al-Masry al-Youm, ha assicurato che per ora la situazione è tranquilla. «Se qualcuno ha problemi, dovrebbe venire a parlarne con me, piuttosto che darsi fuoco», ha detto, riferendosi ai giovani che, in Egitto come in molti paesi del Nord Africa, si sono dati fuoco negli ultimi giorni per protestare contro il governo.