MEGLIO IL TRAMONTO

Ora è solo questione di tempo e di buon senso. Qui non si tratta più della vita di un Esecutivo che già aveva i giorni contati. Sotto la mira mediatica e della Magistratura è il Capo del Governo. E’ vero che questa non è la prima volta; certamente, però, le accuse, se indiscutibilmente provate, sono gravi e pesano come un macinio su chi ha creduto, e magari ancora crede, alla linea politica del Cavaliere. Per la prima volta, e non lo minimizziamo, ci sentiamo di prendere una posizione che vuole essere, principalmente, un’opinione. Non vogliamo incrementare le polemiche e le critiche che già sono note alla pubblica opinione, intendiamo, però, interpretare la posizione di parecchi Connazionali all’estero che avevano votato PdL e che ora sono frastornasti. Quasi senza quei pochi ideali con i quali si erano attivati in occasione dell’ultima campagna elettorale. Ma, nonostante tutto, non è l’uomo Berlusconi che intendiamo mettere a fuoco. A noi preme il politico che, forse, ha superato il labile confine tra potere pubblico e potere personale. Il binomio, però, proprio non regge e preferiamo assicurare chi ci segue che su questa posizione non intendiamo spendere particolari riflessioni. Siamo consci che il nostro dire non è infallibile. Ma siamo pronti ad un franco dialogo, magari pubblico, su quanto pensano e ipotizzano gli altri italiani. Dentro e fuori i confini nazionali. E’ inutile contare sulle alleanze di cordata; il PdL è Berlusconi, gli altri contano per quanto valgono. Del resto, lo stesso Partito non è più quello d’inizio Legislatura. E’ inutile tentare apparentamenti che proprio non durerebbero. Le stesse linee di programma dell’uomo d’Arcore ci appaiono denaturate da questioni che riteniamo più personali che politiche. La maggioranza elettorale, che prima c’era, ora non esiste sostanzialmente più. Lo abbiamo notato, con tanto rimpianto, in occasione della recente verifica parlamentare. Per governare ci vuole di più e di meglio. Ora le alternative sono proprio poche e prive di strategie operative. L’importante, prima di tutto, è mandare a casa Berlusconi; poi si vedrà. Magari con un Governo di salute pubblica che, da subito, però non condividiamo. Potremmo sciogliere le nostre riserve solo in caso di un consistente mutamento della legge elettorale con l’estensione del voto politico universale a tutti i cittadini italiani. Solo in questo modo la situazione potrebbe essere accolta con meno perplessità. Il PdL potrà riprendere la sua strada; ma con obiettivi differenti. Senza più dare motivo di confondere

I suoi uomini con le sue idee. L’umiltà di riconoscere i propri “errori”potrebbe bilanciare tante polemiche. Basta volerlo veramente. L’uomo Berlusconi non è in causa. Ma chi lo circonda non può più scaricare il barile su chi non lo merita. Il canto del cigno non la fine di un’idea. Apprezzeremo, quindi, i lati positivi del politico. Anche se i giudizi sull’uomo restano sempre un’altra cosa.

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