La Cassazione ripristina il reato di frode alimentrare

La redazione IDV

Precedente 1 of 2 Prossimo La frode alimentare torna ad essere un reato. Anche se per il rotto della cuffia. La legge che punisce chi produce, adultera e mette in commercio cibi scaduti, avariati, contaminati, tossici ecc. torna in vigore. Dopo le iniziative, le denunce e le proteste giunte da molti esponenti dell'Italia dei valori e dalle associazioni dei consumatori, una sentenza urgente della Cassazione riconosce tutti gli effetti della legge 283 del 1962 che vieta, ad esempio, di commercalizzare le uova alla diossina e le mozzarelle blu al centro degli scandali alimentari in Germania, la carne alla salmonella, il formaggio con la muffa, il vino al metanolo.

La norma era stata cancellata, insieme a migliaia di altre risalenti a prima del 1970, dai decreti del ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli. Fortunatamente, grazie alla Suprema Corte che ha riparato all'ennesimo sbaglio del governo e del suo ministro leghista, chi tradisce la fiducia e attenta alla salute dei consumatori torna ad essere punito.

La Cassazione ha così ribaltato la decisione che aveva preso a febbraio 2010, con una tale urgenza che i giudici hanno diramato un’informazione provvisoria, scritta a penna, nella quale si legge che “la disciplina in tema di tutela degli alimenti contenuta nella legge 283 del 1962 non rientra fra quelle abrogate dalla legge 246 del 2005 (la cosiddetta taglia-leggi) e relativi decreti attuativi”. Soddisfatto il procuratore torinese Raffaele Guariniello, da sempre impegnato nella lotta contro le frodi: “Sono entusiasta – ha dichiarato il magistrato – di questo intervento della Cassazione che ripristina la normalità”.

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