Aggiornamenti sul caso Battisti

Napolitano a scritto alla neopresidente Dilma Rousseff e l’Europarlamento, ieri, ha detto sì all'estradizione di Cesare Battisti in Italia. Ma l’esecutivo europeo, per quanto riguarda il caso del terrorista dei Pac condannato all'ergastolo per l'omicidio di quattro persone negli anni Settanta e riparato prima in Francia ed ora in Brasile, si è dichiarato incompetente circa l’ intervenire a sostegno della richiesta di estradizione presentata dall'Italia e rifiutata dal presidente Lula. Nella sua lettera riservata, il Presidente Napolitano pare che, oltre ad esprimere i complimenti alla presidente per la sua elezione, abbia sottolineato con forza l'amarezza e la delusione dell'Italia per la mancata estradizione del terrorista. Poche settimane fa, Napolitano, aveva dichiarato che l'Italia non era riuscita a far comprendere il dramma del terrorismo ed ora pare abbia scritto che la decisione del Brasile, si deve forse al fatto non sia “stato pienamente compreso il bisogno di giustizia del paese e dei familiari delle vittime di brutali e ingiustificati attacchi armati, nonchè dei feriti in quegli attacchi e a stento sopravvissuti”. Un bisogno di giustizia, ha aggiunto il Presidente della Repubblica, “legato all'impegno col quale le istituzioni democratiche del mio paese e la collettività nazionale seppero reagire alla minaccia e ai colpi del terrorismo, riuscendo a sconfiggerlo secondo le regole dello Stato di diritto”. Certamente una implicita risposta a chi, in Brasile, sostiene che il processo a Battisti fu viziato dalle leggi speciali. Da ieri la lettera è stata messa a disposizione degli avvocati che difendono l'Italia di fronte alla giustizia brasiliana e ha iniziato a girare fra i leader della comunità italo-brasiliana. Secondo fonti della Farnesina, che ha trasmesso il messaggio e che adesso guida l'ambasciatore a Brasilia nei suoi contatti politici, Napolitano vuole lasciare tempi e spazi di manovra politica alla Roussef, “prima donna chiamata a guidare le sorti di un grande paese nel quale milioni di connazionali sono diventati cittadini e si sono affermati come componente vitale della società brasiliana”. Ma – insiste il presidente – “non sono accettabili rimozioni, negazioni o letture romantiche dei fatti di sangue di quegli anni, e le responsabilità non possono essere dimenticate”. Va ricordato che Battisti è il prodotto di un periodo della storia italiana in cui dei sedicenti rivoluzionari sparavano a quelli che arbitrariamente ritenevano “nemici del popolo”. Il periodo in cui i rampolli annoiati di buona famiglia o viziati da un ambiente ovattato di provincia, imboccavano la strada della lotta armata, nella maggior parte dei casi senza nemmeno comprenderne a fondo i motivi e l'ideologia di base, ma lamentandosi del sistema democratico della Repubblica e, per questo, decidendo di punire in maniera esemplare i cosiddetti “servi dello Stato”. Si dichiarò innocente ed estraneo ai fatti quando viene arrestato, sempre nel 1979 e, nel 1981 organizzò un'evasione con l'aiuto di alcuni compagni terroristi che attaccano il carcere di Frosinone. Poi e fuggì in Franciapoi in Messico, a Puerto Escondido, proprio quando in Italia, nel 1985 venne emessa la sentenza di condanna a quattro ergastoli a suo carico, in contumacia. Per molti (e noi fra questi), il vero scandalo è considerare Battisti un prigioniero politico, un perseguitato, equiparandolo a tutti coloro che veramente hanno lottato e lottano in Paesi dove la democrazia è un concetto totalmente aleatorio. E’ questo che anche il Brasile dovrà alla fine capire.

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