Le sensazioni che mi ha lasciato questo viaggio sono contrastanti.
La situazione alimentare è migliorata ma la distribuzione del cibo e l’assistenza umanitaria sono sempre a rischio. E la gente non ce la fa più. Questa esistenza ai limiti della sopravvivenza e del decoro, hanno ‘inciso’ un marchio indelebile sulla loro pelle.
Quando bambini di quattro – cinque anni si azzuffano e calpestano i fratellini di pochi mesi pur di strappare dalle mani di chi li porge quaderni e matite che probabilmente non useranno mai, comprendi che per loro il presente e il futuro sono segnati da abbandono, disinteresse e violenza.
E allora ti chiedi… ha senso andare avanti? Forse chi mi chiede che senso ha continuare a occuparsi del Darfur, un posto così lontano e senza speranza,e mi consiglia di usare meglio le mie energie – a cominciare dai miei colleghi giornalisti mai così numerosi in Sudan – ha ragione? Poi mi torna in mente una vecchia massima che dice: non interessa al mondo chi del mondo non si interessa… E allora ogni mio dubbio svanisce: fino a quando io continuerò a occuparmi di Darfur, qualcuno a cui interesserà quello che ho da dire ci sarà sempre. Se anche la mia voce si zittisse, allora sarebbe più 'facile' ignorare questa tragedia. E così smetto di pormi domande, la risposta è dentro di me ed è una convinzione ferma.
Spero sia anche la vostra…
Con affetto,
Antonella Napoli
Presidente di Italians for Darfur