Alfano complice di Berlusconi

Il mio intervento di oggi alla Camera dei Deputati:

Signor ministro della Giustizia, abbiamo ascoltato il suo intervento e me lo lascio dire, lei ha fatto un elenco del tutto burocratico di ciò che questo governo avrebbe realizzato quest’anno. Una lista che già di per sé dice quanto poco ha fatto questo esecutivo. Ma da lei, ministro della Giustizia, oggi nella relazione al Parlamento ci saremmo aspettati ben altro. Ovvero avremmo voluto sapere qual è la politica giudiziaria di questo governo. Lei si è limitato a raccontarci gli sforzi che sta facendo per cercare di informatizzare il settore, di rendere alcuni servizi telematicamente più efficienti e di fare i concorsi. Tutto per cercare di fare qualcosa, quindi ammettendo che di fatto, ben poco ha potuto e può fare perché le risorse finanziare non ci sono, anzi, sono state decurtate.
Si è arrampicato sugli specchi dicendo che i fondi non sono necessari per far funzionare la giustizia. Io ritengo che senza il pane non si mangia, senza soldi la giustizia non può funzionare. Vede ministro, da lei ci saremmo aspettati ben altra cosa, ben altra scelta di campo che non ha fatto, o meglio, con il suo silenzio una posizione l’ha comunque presa. Lei non ha difeso il budget finanziario minimo necessario per sopperire alle esigenze degli uffici giudiziari, perciò oggi, mentre lei sta qui a magnificare il nulla, nelle aule, nei tribunali non ci sono né strumenti, né spazi, né personale e manca persino la carta per poter andare avanti.
Lei ci ha spiegato che le piacerebbe realizzare un Piano di efficienza e funzionalità del sistema della giustizia, però di fatto, nell’ultima parte del suo discorso, ci ha riferito un serie di cose che non ha potuto portare a termine. Questo è il fallimento della politica governativa sua e del suo governo. Noi da lei ci saremmo aspettati alcuni interventi precisi.
Ad esempio, il presidente del Consiglio, il suo presidente, ancora ieri ha accusato la magistratura di essere un organo eversivo dello Stato. Lei è ministro della Giustizia: che sta facendo per salvaguardare l’onore, la dignità e la funzione dei magistrati italiani? Con il suo silenzio si sta rendendo complice di un’affermazione gravissima, fatta da un presidente del Consiglio che, proprio perché sottoposto a indagini, accusa i giudici di far parte di un organo dissidente. Lei, ancora oggi, ha ribadito che vuol mettere mano alle intercettazioni. Allora mi chiedo, perché? Forse perché ha letto le intercettazioni di questi giorni riguardanti Berlusconi? Perché allora non è intervenuto nei confronti del presidente del Consiglio quando è stato l’utilizzatore finale di conversazioni trafugate da Raffaelli a Milano, che sono poi state utilizzate per delegittimare il segretario politico di un partito d’opposizione, l’onorevole Piero Fassino? Quello dovrebbe fare un ministro, da lei ci aspettiamo una scelta politica e una presa di posizione sull’indirizzo che vuol dare alla giustizia, non una lista burocratica di quanti computer ha comprato con quei quattro soldi che è riuscito a portare a casa.
Lei doveva dirci oggi da che parte sta nel momento in cui i magistrati chiedono di perquisire una dipendenza di un parlamentare che, in quanto tale, non vuol far fare alla magistratura il suo lavoro. Lei non si è espresso perché pensa che la sua sia una funzione ragionieristica e non di politica giudiziaria. Ha raccontato ciò che avrebbe fatto durante quest’anno, ma ha dimenticato di dire che voleva togliere ai magistrati la possibilità di indagare attraverso le intercettazioni telefoniche e di scoprire il marciume in cui vivono le istituzioni italiane. È stato il promotore del cosiddetto processo breve, del legittimo impedimento e dello scudo fiscale. Lei, ancora in questi giorni, è stato smentito dalla Corte Costituzionale. Lei che per la terza volta, due volte direttamente e la terza dando comunque il suo assenso, ha fatto o è stato promotore di leggi ad personam che servivano soltanto a garantire l’immunità al presidente del Consiglio.
Lei ci ha raccontato che ha fatto tante cose in materia di giustizia, ma la politica giudiziaria del suo governo è stata soltanto tesa a screditare l’operato dell’ordine giudiziario, ogni qual volta i magistrati alzano il tiro delle loro attività nei confronti dei colletti bianchi, dei signori della politica, degli affari e dell’imprenditoria rapace e piena di evasori fiscali. La sua è una politica giudiziaria a doppia velocità: forte e dura nei confronti dei “poveri cristi” che magari hanno la sola colpa di trovarsi in un barcone alla mercè di un mare disperato in tempesta, e invece è totalmente cieca e assente nei confronti della criminalità istituzionale e di quella imprenditoria sanguisuga che non paga le tasse e si serve di scudi fiscali in Italia o di paradisi fiscali nei luoghi tanto cari al suo presidente del Consiglio.
Lei ha avallato più di tutti le leggi personali ed è per questo che riteniamo ipocrita il suo intervento di oggi. Si è nascosto dietro un elenco burocratico che non dice nulla, anzi fa di più: si prende dei meriti che non ha. È vero, la magistratura e le forze dell’ordine in questi mesi hanno fatto il loro dovere, ma io aggiungo “nonostante questo governo, nonostante voi cerchiate di fermarli.”
Lei stesso ha ammesso, nell’ultima parte del suo discorso, che manca una riforma radicale del sistema giustizia. E che ci sta a fare allora? Negli ultimi 15 anni siete stati al potere e non avete fatto nulla per far procedere meglio il settore. Anzi, tante ne avete fatte e cercato di fare, anche screditando e mortificando la Costituzione, pur di non far funzionare il sistema giustizia.
Sono mancate le riforme necessarie in materia di magistratura onoraria, in materia di funzionalità dell’organizzazione giudiziaria, di riorganizzazione geografica delle circoscrizioni giudiziarie. Lei ha mantenuto del tutto inalterata l’arretratezza della struttura degli uffici giudiziari. Ecco perché noi contestiamo questa sua relazione.
Perché, ad esempio, non si decide a fare un provvedimento semplice, che non costa una lira: reintegrare tutti i magistrati che sono fuori ruolo e riassegnare alla magistratura ordinaria tutte quelle cause che ora vengono fatte attraverso gli arbitrati, permettendo alle amministrazioni di gettare soldi a favore dei privati.
Questo dovrebbe fare come ministro e non solo avallare leggi personali che servono agli interessi del suo presidente del Consiglio. Lei dovrebbe occuparsi di rivedere i gradi della giustizia, perché tre gradi di giudizio in questo momento sono davvero troppi, allungano i tempi. Lei dovrebbe rivedere e fare proposte in materia di contumacia, di notificazione, di impugnazione, anche prevedendo le reformatio in peius, prevedendo pagamenti e sanzioni per chi ricorre strumentalmente all’autorità giudiziaria, semplicemente per sfuggire al giudizio.
Ministro, concludo chiedendole: tra qualche giorno la Camera dovrà decidere se autorizzare la magistratura di Milano a procedere con la perquisizione di dipendenze del presidente del Consiglio, perché non ha fatto una norma in base alla quale il premier venga escluso dalla votazione su una cosa che lo riguarda in prima persona? Non ritiene che sia un grande conflitto d’interesse? Senza i voti del vostro governo non si avrebbe una maggioranza per garantire al presidente del Consiglio di rimanere lì dov’è. Questa non è giustizia, è giustizia a casa propria.

La mia intervista di oggi rilasciata al giornalista Alessandro Gilioli del sito dell'Espresso:

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