A Mirafiori vincono i "sì" ma il referendum non chiude la partita nella vicenda Fiat

Fiat, Marchionne festeggia la vittoria del sì. La Cgil: “Bocciato l'autoritarismo”

I favorevoli all'accordo separato hanno vinto con il 54%, ma è una vittoria di misura in cui ha pesato il voto degli impiegati (meno toccati dalle nuove regole) e che lascia una fabbrica divisa a metà, con un malessere tra i lavoratori (ancora in Cig) espresso nonostante la minaccia di chiudere lo stabilimento. L'ad Sergio Marchionne festeggia la vittoria come una “svolta storica” e rassicura i lavoratori sull'inviolabilità dei diritti. Ma nei prossimi mesi – visto che la produzione inizierà l'anno prossimo – avrà il tempo per valutare le mosse da compiere, con l'obiettivo di riuscire ad avere un impianto governabile e realizzare il progetto Fabbrica Italia. Da più parti arriva infatti il messaggio di superare le tensioni e riaprire il dialogo, anche perché c'è tutto il tempo per farlo.Far partire gli investimenti – chiedono governo, industriali e sindacati – e allo stesso tempo guardare avanti, per costruire “nuove relazioni industriali”. Dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che invoca più “coesione sociale”, al numero uno di Confindustria, Emma Marcegaglia, che chiede di “lasciare alle spalle le contrapposizioni”, fino al leader della Cisl, Raffaele Bonanni, per cui è necessario “sanare le fratture”. E la Cgil, che si ricompatta con la Fiom dopo settimane di nervi tesi, prova a fare la prima mossa con la sua proposta sulla rappresentanza: un accordo consentirebbe alla Fiom di rientrare nelle fabbriche Fiat, riaprendo il dialogo tra le parti sociali. Un passaggio con cui far ripartire anche il tavolo sulla crescita con Confindustria e tornare a discutere del nuovo modello contrattuale, la cui sperimentazione scade tra un anno.Una “svolta storica”, dice Marchionne celebrando la vittoria del sì, perché i lavoratori “hanno scelto di diventare gli artefici di qualcosa di nuovo e importante” in un paese “che è sempre stato restio al cambiamento”. L'auspicio è quindi che “le persone che hanno votato no, messe da parte le ideologie, prendano coscienza dell'importanza dell'accordo”. Bisogna avere il “coraggio”, ha affermato del resto Marchionne negli ultimi giorni, di affrontare “l'atteggiamento sclerotico nelle relazioni industriali”. Ed è il momento – per il presidente della Fiat, John Elkann – di “archiviare polemiche e contrapposizioni, affrontando le sfide che abbiamo davanti in modo costruttivo”.Stesso linguaggio per Emma Marcegaglia, secondo cui “è necessario lasciarsi alle spalle polemiche e contrapposizioni e lavorare con determinazione per continuare ad ammodernare le relazioni industriali”. Del resto, assicura, “abbiamo già un accordo con Marchionne ed Elkann che nel più breve tempo possibile, quando noi faremo un contratto auto, loro rientreranno” in Confindustria. Aprire una “evoluzione delle relazioni industriali”, sostiene anche il ministro Sacconi, auspicando però “un clima di maggiore coesione sociale dopo questa difficile battaglia referendaria”.Abbassare i toni, chiede poi il segretario della Cisl Bonanni, “ritrovando le ragioni del dialogo e dell'unità all'interno dello stabilimento”. E l'investimento della Fiat, aggiunge, “servirà a sanare la frattura e le divisioni tra i lavoratori”. “Ricomporre il dialogo” sembra quindi il messaggio comune. Anche perché il referendum ricompatta la Cgil e la Fiom, con il leader delle tute blu Maurizio Landini che parla di “risultato straordinario e inaspettato”. “Sarebbe un atto di saggezza – avverte Landini – riaprire una trattativa vera, perché le fabbriche senza il consenso di quei lavoratori non funzioneranno”. Sono le stesse parole usate dal leader della Cgil, Susanna Camusso, secondo cui “il voto nega il ritorno del modello autoritario delle fabbriche-caserma” e “conferma l'esigenza di definire regole di rappresentanza e democrazia per tutti”. Proprio per questo, subito dopo il referendum di Torino il direttivo Cgil ha approvato la proposta sulla rappresentanza, documento che sarà inviato a Cisl, Uil e Confindustria. Un accordo su questo testo, che diventi poi una legge, offrirebbe una via d'uscita da questa complessa situazione.La Camusso: “Così è impossibile governare una fabbrica” – Il voto di Mirafiori dimostra che “senza il consenso dei lavoratori non c'è la possibilità di governare la fabbrica”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha commentato l'esito del referendum per l'accordo separato di Mirafiori dove il sì ha ottenuto il 54% dei voti. Aprendo il direttivo la Camusso ha sottolineato: “Il voto di Mirafiori per il quale Rsu e iscritti Fiom si sono spesi dimostra che non c'è la possibilità di governare la fabbrica senza il consenso dei lavoratori e quindi nega il ritorno del modello autoritario delle fabbriche-caserma. Sappiano Marchionne e Confindustria che così non si governa. Si tratta di un voto che conferma l'esigenza di definire regole di rappresentanza e democrazia per tutti”.L'accordo ad escludendum rappresenta un “vulnus per il Paese”. Questo è quanto la leader della Cgil manda a dire ad Emma Marcegaglia da cui dice di aver sentito “dichiarazioni strane”. Per questo la Camusso chiede ora una riflessione rapida sulle regole della rappresentanza dopo l'esito del voto sull'accordo separato di Mirafiori. “Vorrei dire a Marcegaglia – ha sottolineato la Camusso – da cui ho sentito dichiarazioni strane che non si può pensare che non sia un vulnus per il paese un accordo ad escludendum e di non scegliere e di associarsi liberamente. Per questo insieme ad una riflessione su come si fa a governare una fabbrica senza consenso e ad una riflessione sul fatto che quei lavoratori non sono conservatori ma difendono le loro condizioni sarebbe opportuno che da parte di Confindustria si decida rapidamente quali sono le regole di rappresentanza e democrazia e non si continui ad esercitare delle lesioni ai diritti dei lavoratori”.Cofferati (Pd): “Vertenza è lontana dalla sua conclusione” – “Il voto al referendum di Mirafiori conferma paradossalmente che la vertenza Fiat è ben lontana dalla sua conclusione”. Lo afferma l'europarlamentare del Pd, Sergio Cofferati. “Da oggi – prosegue Cofferati – non sono in campo solo le contrarietà di un`organizzazione particolarmente rappresentativa come la Fiom che, non avendo condiviso l`accordo, è scontato che proseguirà nell`azione sindacale e nel conflitto per cambiarne i contenuti, a partire da quelli lesivi dei diritti individuali e collettivi. Il voto ha anche esplicitato l`esistenza di una larghissima area di contrarietà e sofferenza non prevista dai firmatari dell`intesa. E` difficile gestire una grande azienda complessa rimuovendo questo dissenso, ancor più quando è maggioritario nelle aree produttive e nelle figure professionali sulle quali maggiormente insiste l`accordo”.”Con grande coraggio – osserva – molti lavoratori non si sono fatti condizionare da inusitate pressioni e minacce di perdita del lavoro, segnalando con il voto la loro contrarietà. Questo coraggio fa ben sperare sulla possibilità di ripristino in un futuro vicino dei diritti oggi negati. Il consenso risicato e il malessere così acuto nelle aree del cambiamento dovrebbero consigliare `Detroit` a riaprire il confronto per evitare il riproporsi del conflitto e per cercare un consenso duraturo”. “Ma a proposito di democrazia – aggiunge Cofferati – sarebbe un altro clamoroso arretramento quello che, secondo il ministro del Lavoro, dovrebbe discendere da Mirafiori. Dopo la mitizzazione strumentale del referendum, adesso si dovrebbe passare ad un sistema nel quale la firma delle organizzazioni basterebbe a dare validità ad un'intesa senza nessuna forma di voto disponibile per la valutazione da parte di chi lavora. E questo sarebbe il nuovo che avanza”.Dopo la delusione torna la paura per il posto di lavoro a rischio – Dopo il voto sull'accordo, Mirafiori resterà completamente ferma lunedì per cassa integrazione. Poi la produzione sarà a singhiozzo: da martedì a giovedì si lavorerà regolarmente, venerdì saranno in fabbrica soltanto gli addetti della linea della Mito. Nella settimana successiva ci sarà un solo giorno di stop per tutti, mentre dal 31 gennaio al 6 febbraio non lavorerà nessuno. A febbraio la cig interesserà gli addetti alla produzione di Musa e Idea per qualche giorno.15 gennaio 2011Redazione Tiscali

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