Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “L’ennesima cronaca del disastro pressoché programmato del trasporto pubblico”
“Nell’anarchia generale di quella che dovrebbe essere una programmazione urbanistica e sociale, non c’è giorno che i poveracci deportati nelle più sparute aree dell’agro romano non incappino in qualche brutta avventura”. Estremamente critico è il commento di Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, relativamente al guasto verificatosi questa mattina sulla linea elettrica tra Prenestina e Termini che ha provocato un blocco della circolazione dei treni e costretto centinaia di passeggeri a raggiungere la stazione a piedi, procedendo sui binari.
“Verrebbe da dire ‘per fortuna non c’è scappato il morto’, poiché camminare sulle rotaie, per ipotesi subito dopo uno scambio, non è un’operazione esente da rischi – aggiunge Marinelli -. Il problema è oramai complesso e di difficile soluzione senza una precisa volontà politica che è assolutamente mancante in quanto presupporrebbe, appunto, una politica. Oggi, invece, come peraltro dal dopo guerra, a Roma chi comanda sono gli insaziabili palazzinari che, dopo aver negato la bella esperienza romana realizzata presso la Garbatella, Testaccio e Prati nati, in realtà, come quartieri popolari, sono impegnati a passo di carica a massacrare quel richiamato agro romano che tanta ammirazione destava nei viaggiatori europei del ‘700 e ‘800, impegnati nel Grand Tour italico”.
In conclusione, l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro ribadisce: “I quartieri romani sono sempre più lontani dai centri storici e privati dei minimi servizi sociali e di collegamento. Anziché demagogici proclami verso la distruzione di quartieri in realtà ben fatti, quali il Laurentino 38 e il Corviale, occorrerebbe ultimare i progetti e creare i servizi di aggregazione. Al contrario, i cittadini della capitale vengono spostati sempre più in là e sono affidati a ferrovie oramai vecchie che si mantengono, come si suol dire, ‘con lo sputo’. Per ultimo, anziché nuovo cemento, bisogna potenziare il trasporto pubblico, portando a termine la mai iniziata cura del ferro. Solo questa sarebbe la cronaca di un Paese civile che striderebbe con i 150 anni di vita di una Nazione e di una sua Capitale profondamente incivili”.
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