Caso Fiat-Fiom: la vera risposta è la partecipazione dei lavoratori alla gestione

Sono ieri intervenuto sulla questione ricordando a tutti che “Il problema non e' se le condizioni poste da Marchionne, che pure ha fatto molti errori, riducano o meno le condizioni di lavoro alla Fiat ma se cio' sia necessario per continuare a produrre automobili (e non solo quelle) in Italia.”. L'economia ha le sue leggi e le aziende assistite dallo Stato sono la peggiore sciagura per tutti i cittadini che pagano le tasse.
La difesa “a prescindere” delle posizioni Fiom “rischia di portare all'effetto contrario: piu' disoccupazione, meno investimenti, meno ricchezza prodotta dal Paese Italia. C'e' solo una strada: nuove relazioni industriali non conflittuali e partecipazione dei lavoratori alla gestione. Sono già intervenuto in passato su questo tema per ricordare che esiste un “modello nordico del capitalismo democratico” (http://www.antonioborghesi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=182&Itemid=1 ). E non è un caso se i paesi nordici ma anche la Germania stanno reagendo in maniera molto più positiva degli altri alla crisi. Secondo molti osservatori con quel modello è più facile assumere gente quando le cose vanno bene e ridurre il personale in periodi meno buoni”. Di fronte ad un bisogno di riduzione di personale del 30% dirigenti e occupati discuterebbero se tagliare i posti di lavoro linearmente oppure se passare a tempo parziale il 60% di essi. Management e lavoratori risolvono insieme i problemi! E se in Italia vogliamo continuare a produrre automobili (e non solo automobili) non ci sono alternative a questo tipo di relazioni industriali. C'e' solo una strada dunque: nuove relazioni industriali non conflittuali e partecipazione dei lavoratori alla gestione. Per questo ho gia' presentato un progetto di legge al riguardo”. E’ la proposta di legge n. 2886 ( Disposizioni in materia di partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'impresa), presentata il 5 novembre 2009. La proposta è basata sulle seguenti linee direttive e vale per le imprese con più di 200 dipendenti:
1. presenza di un rappresentante dei lavoratori nel consiglio di amministrazione o nel consiglio di sorveglianza
2. il rappresentante deve avere requisiti professionali di idoneità e adeguatezza e dare garanzie di indipendenza dall’impresa
3. viene eletto, a scrutinio segreto, tra candidati proposti dagli stessi lavoratori e deve ottenere la maggioranza assoluta (in caso contrario ballottaggio tra i due che hanno ottenuto più voti) e dura in carica tre anni
4. è prevista la reclusione fino a quattro anni se non gli vengono date le stesse informazioni e comunicazioni date agli altri consiglieri.

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