Stasera (4 g4nn.) si svolgerà la ‘cena degli ossi’, appuntamento di tradizione alpina al quale non potrà mancare di certo Bossi, sempre disposto a succulenti pasti come dimostra anche il ‘federalismo pigliatutto’ che ha tirato fuori dalla manica. Anche Tremonti non potrà saltare il rito conviviale, visto che non può cibarsi certo di cultura, ma anzi diventa sempre più affamato di potere. Ma nel quadretto idilliaco di una serata tra amici, che è in realtà una ‘cena delle beffe’, si profila l’ombra di un ‘convitato di pietra’.
Un ospite chiamato a partecipare alla serata e che però vorrebbe tanto evitare il conto salato che già sa di ricevere: non tanto un esborso di denaro, che è l’ultimo dei suoi problemi, quanto il computo dei numeri in Parlamento. Ovviamente le libagioni sono un pretesto per riunirsi attorno ad un tavolo e tirare delle somme fin troppo evidenti: il risultato, come la giri e come la volti, è che non c’è una maggioranza di Governo. Quale occasione migliore, per Bossi e Tremonti, di richiedere il voto anticipato? Il primo potrebbe non riuscire ad ottenere l’avallo delle commissioni sul federalismo e quindi perdere la sua battaglia, il secondo sulla riforma fiscale e quindi perdere potere contrattuale con le parti sociali: sì, ma detto in altri termini alla Lega conviene andare a votare perché otterrebbe più voti, e Tremonti potrebbe essere l’uomo giusto per una grande coalizione con il centro. Altro che ‘cena degli ossi’, per il ‘convitato di pietra’ sarà una ‘cena delle beffe’: a Berlusconi, che vi partecipi o no, l’abbuffata resterà sullo stomaco.
Ovviamente Berlusconi dice che va tutto bene, che ci sono le condizioni per andare avanti, che la cena è stata di suoi gradimento e via dicendo: certo, il Cavaliere non è disposto a cedere la poltrona perché c’è il giudizio della Consulta sul legittimo impedimento, l’onore da salvare evitando la sconfitta delle dimissioni, la possibilità di persuadere, con doni e gratificazioni, qualche altro parlamentare a prendere il suo stesso autobus. Ma che Bossi e Tremonti non abbiano alcun motivo per far parte di una maggioranza tanto ristretta, oltre alla logica, lo dimostrano anche i fatti: il leader leghista sta lanciando da giorni bordate evidenti alla tenuta del Governo, e alle silenziose rimostranze di Tremonti rispondono i giornali di Berlusconi, cominciando a paragonarlo a Fini. Un cannibalismo reciproco dal quale se ne esce con la legge del più forte, che è quella dei numeri.
A meno che l’Udc non decida di salvare Berlusconi, appoggiando in extremis il federalismo e le altre riforme come testamento biologico o quoziente familiare, ci sono pochi margini operativi per questo Governo: ma è in generale tutto il berlusconismo che sta affondando, perché la corsa alla leadership ha preso il sopravvento su qualunque briciola di motivazione ideologica. Il populismo, sui cui Pdl e Lega hanno basato la propria fortuna, ne costituirà inevitabilmente la rovina. Il guaio è che il centrodestra si spartisce tarallucci e vino mentre l’Italia è in emergenza. Ma dall’ultima cena di una classe dirigente con la pancia piena, sempre più distante dalla gente e i suoi problemi, ne dovrà uscire vittorioso tutto il Paese, che ha davvero bisogno di nuove elezioni, di una maggioranza che governi e di un modo alternativo di governare. Noi dell’Italia dei Valori ci siamo già preparati da tempo: chiediamo al centrosinistra di fare altrettanto, buttando alle ortiche i tatticismi e le alleanze di comodo.