UN SALUTO AL 2011

Vorrei che per una volta il saluto di fine anno di una persona che si occupa di cosa pubblica sia letto senza preconcetti politici semplicemente per quello che è: la volontà di esprimere amicizia sincera ai propri lettori in un momento particolarmente complicato della storia del nostro paese, ma anche di tutto il mondo.

Il rischio concreto è infatti che i nostri figli e nipoti non possano godere in futuro di quello oggi abbiamo. E’ un dato di fatto legato ad una errata concezione dell’uso delle risorse del pianeta ed ad uno stile di vita non più compatibile con il peso di una umanità che corre verso i sette miliardi di individui, più del doppio di quando ero bambino.

Forse scienza e tecnologia daranno delle risposte, certo ciascuno di noi deve fare la sua parte e soprattutto chi porta la responsabilità di guidare una comunità. Ma per farlo tutti devono capire che la faccenda non si risolve solo risparmiando energia o consumando di meno ma soprattutto cambiando e migliorando il nostro modo di essere, dentro di noi.

Non è stata per me una novità facendo il sindaco scoprire quante necessità e povertà ci siano anche nel nostro “ricco” territorio, piuttosto è stato toccare con mano, vedere ed ascoltare ancora di più gente disperata e per la quale non sempre la pur importante rete sociale e di volontariato esistente può dare delle risposte.

E’ chiaro che non solo serve un aiuto straordinario, ma anche che dobbiamo renderci conto di come una società sempre più anziana debba organizzarsi meglio o non potrà reggere all’infinito.

Lo stesso per il lavoro, con meno di un terzo delle persone che oggi ha un lavoro e si carica sulle spalle tutti gli altri.

Ma almeno a Natale e in questi giorni chiediamoci se una parte di ciascuno di noi non viva anche senza pensare a chi gli sta attorno, senza avere il coraggio e la volontà di “spezzare il pane” con chi non ce l’ha. Sono risposte che possono giungere solo dall’intimo di ciascuno di noi, ma sono domande che dobbiamo porci almeno in questi giorni, magari mentre discettiamo se siano più o meno belle le luminarie di Natale.

Perché alla fine è sempre l’uomo che emerge con i suoi limiti e di suoi sbagli, ma una comunità vive solo se ha una forza di coesione e di amicizia che le permetta di superare anche i momenti più bui: e di questa, nel 2011 che viene, abbiamo un grande bisogno.

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