Credo sia doveroso iniziare, citando alcuni articoli della nostra Costituzione, prima che venga smantellata.
Articolo 9. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico della Nazione.
Articolo 33. L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Articolo 34. La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
Ogni persona dovrebbe aver diritto di adempiere il percorso scolastico obbligatorio, ma anche di procedere negli studi, pur non avendo possibilità economiche.
E’ da tantissimi anni che sono attive sul territorio nazionale istituzioni scolastiche private che garantiscono il raggiungimento del diploma di media superiore in un anno, in cambio di cifre a dir poco indecenti.
Lo scorso anno scolastico, sono stata nominata commissaria esterna agli esami d’idoneità in un Istituto professionale per il turismo di Torino e lo sgomento mi ha colta, insieme ai miei colleghi, quando un candidato privatista, iscritto a “Grandi Scuole” del Cepu, si è presentato con le dispense ciclostilate di italiano di cento pagine circa nel formato A4, al “modesto costo” di 120 euro. Prezzi così onerosi, personalmente li ricordo solo per i manuali universitari, scritti da menti autorevoli.
Posso garantire che quelle dispense non fossero neanche a livello dei mitici riassunti di Ernesto Bignami, che la mia generazione ha conosciuto, ma il fatto scandaloso, fu constatare il costo di quelle miserrime pagine, semplicemente rilegate come fa ogni copisteria e dal contenuto a dir poco scarso. Indignati e sconcertati chiedemmo allo studente attempato, (bisogna tener conto che la maggior parte sono studenti lavoratori e che ambiscono al diploma per migliorare la loro condizione lavorativa) di spiegarci come funzionasse il rapporto che lo legava a queste “Grandi Scuole”. Ne emerse un quadro scandaloso, dove la maggior parte delle persone frequentava diversi anni in uno ed in base a quanti anni richiesti, il costo lievitava a tal punto, da proporre un finanziamento, con una banca molto nota, per il pagamento a rate di tutto il ciclo quinquennale, oltre il costo sproporzionato delle dispense.
In quella mattina ho pensato a tutto l’impegno che il Governo sta mettendo per smantellare la scuola pubblica dando ampio spazio a questo sciacallaggio pseudoscolatico di certe scuole private e dove banche compiacenti si tuffano a pesce, per sfruttare ancora ulteriormente persone che si guadagnano onestamente il pane. Per questo tipo di utenza, fatta di persone che sono, da parecchi anni, nel mondo del lavoro ( non si sa ancora per quanto, vista la situazione) con famiglia, che non hanno potuto terminare gli studi da giovani non per negligenza, ma perché la vita spesse volte è matrigna con chi non se lo merita, bisognerebbe avere maggior considerazione.
Inoltre, visti i risultati dell’indagine Pisa ( Programme for International Student Assessment ) , promossa dall’ Ocse per valutare il livello dell’istruzione degli adolescenti, che vede l’Italia al 29° posto, fa ben sperare per il futuro della qualità scolastica, la proposta della Preside dell’istituto professionale Bertarelli di Milano, che da gennaio offrirà a 160 studenti iscritti ai corsi serali, la possibilità di recuperare l’anno perduto. «Sono tutti maggiorenni, alcuni bocciati in passato, altri arrivati in Italia tardi. Molti hanno già competenze professionali, è doveroso aiutarli a finire gli studi», dice Giuditta Pieti, la dirigente della scuola di corso di Porta Romana. Così i ragazzi del Bertarelli, al 50 per cento stranieri, avranno gratis e nella scuola statale quello che fino a oggi si doveva pagare migliaia di euro nelle private.
La scuola offrirà un insegnante-tutor che li guiderà, una piattaforma multimediale appositamente studiata, che consentirà l’accesso a schede e riassunti dal computer di casa.
L’idea di attivare percorsi di “due anni in uno” nelle scuole pubbliche è stata avanzata anche in anni precedenti. Lo scorso anno all’Istituto Bertarelli, 25 studenti sono stati seguiti in via sperimentale con l’obiettivo di superare un biennio in un anno. Sono stati promossi 24 studenti e la Preside ha riproposto l’idea, rendendo stabile il progetto. «È doveroso consentire loro di proseguire negli studi per avere un futuro migliore — sostiene la dr.ssa Pieti — sono persone adulte e motivate, a differenza di alcuni ragazzi viziati che non studiano e poi fanno due anni in uno nel privato».
E’ dovere di ogni Persona, senza distinzione di razza, ceto sociale e religione, continuare a lottare per una scuola pubblica di qualità, alla quale tutti coloro che lo desiderano, possano avere libero accesso.