di Antonio Di Pietro
Oggi ho scoperto un altro carattere di Paolo Flores D’Arcais: l’accidia, nel senso più biblico del termine: negligenza nel fare il bene.
Lo avevo già sospettato tempo addietro, quando – partendo da alcuni casi sporadici di persone che non meritavano di militare nel partito dell’Italia dei Valori – egli aveva criticato la classe dirigente di IDV nel suo complesso, senza fare alcuno sforzo per comprendere le difficoltà che un partito – specie come il nostro, nato spontaneamente e non per scomposizione e ricomposizione di altri partiti – incontra tutti i giorni nel selezionare le persone a cui attribuire compiti, ruoli ed incarichi.
Ne ho avuto la riprova in queste ore, prendendo atto dell’uso strumentale che ha fatto e sta facendo di un’accorata lettera aperta indirizzatami dagli europarlamentari Sonia Alfano e Luigi De Magistris e dal consigliere regionale Giulio Cavalli, tutti e tre eletti – come circa altre 1.500 persone che prima non avevano mai fatto politica – nelle fila dell’Italia dei Valori, proprio a dimostrazione del fatto che IDV ha aperto e sa aprirsi alla società civile.
Costoro hanno chiesto una maggiore attenzione nella selezione della classe dirigente. Ho assicurato loro che – nei limiti dell’umano possibile – lo farò anche se sono ben conscio di come sia difficile sondare in anticipo i retro-pensieri altrui (Razzi e Scilipoti, tanto per citare gli ultimi due casi di tradimento politico, militavano nel partito da circa 10 anni ed hanno sempre condiviso con entusiasmo ed eccitazione la linea politica di IDV, tanto è vero che Razzi appena un mese addietro aveva addirittura denunciato pubblicamente il tentativo di chi voleva corromperlo per fargli votare il Governo Berlusconi).
Ho anche immediatamente convocato l’Esecutivo nazionale di IDV (fissato per la metà di gennaio) proprio per affrontare in modo ancora più stringente la questione della militanza nel partito e ciò perché credo che abbiano diritto a far valere il loro punto di vista soprattutto coloro che aderiscono e si iscrivono al partito, piuttosto che i tanti “saputoni” della domenica che danno i voti agli altri senza mai mettersi in gioco personalmente.
Senonchè proprio alla vigilia di Natale, quando tutti erano affaccendati in altre faccende, Paolo Flores D’Arcais ha lanciato su Micromega un sondaggio per verificare se gli elettori di Micromega ritenessero anche loro che ci fosse una “questione morale” all’interno di IDV.
Ancora una volta, quindi, egli ha inteso mistificare casi sporadici di umane debolezze (che in dieci anni di vita di IDV si possono comunque contare su poche unità) con il collasso morale di un partito che ha fatto della legalità la sua bandiera portante ed il suo asse di riferimento.
Mi sta bene il sondaggio, a condizione, però, che non sia condotto in modo furbastro ed omissivo, come invece ha fatto il direttore Paolo Flores D’Arcais.
E’ ovvio, infatti, che all’inizio, sono stati solo i lettori assidui di Micromega a rispondere (così assidui da farlo anche il giorno di Natale). E’ comprensibile, quindi che, all’inizio, il sondaggio fosse decisamente più favorevole all’opzione caldeggiata proprio dal direttore della rivista.
E’ altrettanto ovvio che, finite le feste, l’intera “società in rete” si è mossa (specie dopo che il sondaggio è stato riperso anche da altri siti come Repubblica.it).
E’ ovvio anche che – come sempre accade in questi casi – si creino spontaneamente in rete dei “passaparola” fra gli internauti, sia da una parte (cioè chi crede che in IDV ci sia una questione morale), sia dall’altra (chi, invece, non ci crede affatto e reputa ingiusto ed offensivo un’affermazione del genere).
E’ accaduto così, che – con il propagarsi in rete della notizia circa l’esistenza di un tale sondaggio – le percentuali siano andate via via modificandosi a favore della seconda opzione (l’ingiustizia dell’accusa).
E qui scatta – anzi è scattato come una mannaia – il peccato di accidia di Flores D’Arcais: preso atto che i sondaggi non rispondevano più ai suoi desideri lo ha letteralmente sospeso, bloccando l’accesso in rete a coloro che volevano e vogliono ancora partecipare.
Non solo: per giustificare tale suo assurdo comportamento, ha addirittura accusato me – con un velenoso articolo scritto in queste ore sul sito di Micromega – di aver organizzato la manipolazione del sondaggio.
Lo nego nel modo più assoluto: io, fino alla lettura dei giornali di questa mattina, nemmeno avevo piena contezza dell’evolversi dei sondaggi (non fosse altro perché ho passato un sereno Natale in famiglia a Montenero e non ho avuto proprio tempo né voglia né occasione di occuparmi dei sondaggi di Micromega).
Lo nego nel modo più assoluto anche perché non avrei nulla da guadagnarci a truccare i sondaggi, tanto la realtà nessuno la può cambiare.
Certo, può essere accaduto – come sempre accade quando si propongono all’opinione pubblica due quesiti opposti – che vi sia stato uno spontaneo passaparola da un parte e dall’altra. Ma spegnere l’accesso solo perché le iniziali aspettative non piacciono più a chi ha commissionato il sondaggio – accusando addirittura me di aver organizzato il “passaparola” – è davvero un grave peccato di accidia (il primo dei sette peccati capitali), inteso appunto come “negligenza nel fare il bene”.
Anzi di più: è anche un grave peccato di superbia (il secondo dei sette peccati capitali), inteso come ostentazione del proprio sapere per sminuire i meriti altrui.
Anzi, ancora di più: è anche un grave peccato di invidia (il terzo dei sette peccati capitali), inteso come frustrazione personale per i successi altrui.
Caro Paolo, posso assicurarti che ieri e l’altro ieri né tu né Micromega eravate al centro dei miei pensieri: a Natale preferisco il presepe. A te ricordo invece che l’accidia e la superbia portano all’inferno dei sentimenti!
Buon anno!
Antonio Di Pietro