Roma: pacco bomba all’ambasciata greca, "non è esploso solo per caso"

Nuovo allarme bomba a Roma. Due pacchi sospetti sono stati trovati davanti alle ambasciate greca e venezuelana. Sono intervenuti tre squadre dei vigili del fuoco e la polizia che hanno appurato che, per quanto riguarda la sede diplomatica di Bogotà, si è trattato di un falso allarme. All'ambasciata della Grecia è invece arrivato un 'vero' pacco bomba, probabilmente del tipo esploso nelle ambasciate del Cile e della Svizzera venerdì scorso. Il plico sospetto, inviato in viale Gioacchino Rossini, è stato aperto da un addetto dell’Ufficio di corrispondenza e spiegano fonti dei carabinieri, “non è esploso per puro caso”. Gli artificieri stanno procedendo a disinnescarla. Sul posto anche i carabinieri del nucleo investigativo e della compagnia Parioli.Segnalazioni di plichi sospetti sono giunte stamane dalla Ambasciate di Svezia, Marocco e Danimarca dove sono in corso accertamenti. In Procura erano praticamente certi che altri pacchi-bomba sarebbero stati consegnati nei giorni successivi al 23: “Ce ne saranno in giro altri ancora – spiegavano a piazzale Clodio prima di Natale -, tutto dipende dal servizio postale che riprende a regime dopo le feste e dai suoi tempi di consegna”. Non è da escludere che nel corso della giornata possano arrivare altre segnalazioni da amabasciate e consolati con sede nella capitale. Gli investigatori seguono la pista anarchica dopo la rivendicazione del Fai, la misteriosa Federazione anarchica informale.Il governo greco ha reagito con calma alla notizia di un plico bomba inviato, e intercettato, all'ambasciata ellenica a Roma, sottolineando che grazie alla “piena cooperazione” con le autorità italiane la situazione è “sotto controllo”. Il portavoce del del ministero degli esteri, Grigori Delavekuras, ha detto che in base alle risultanze della polizia italiana, condivise con quella greca, non esistono al momento indicazioni di un collegamento materiale fra queste azioni dinamitarde in Italia e l'ondata di pacchetti bomba in Grecia lo scorso novembre.Dopo la prima ondata di pacchi esplosivi contro sedi diplomatiche nella capitale italiana era stata tuttavia rafforzata l'attenzione e la sorveglianza presso le rappresentanze diplomatiche e consolari locali e la situazione appare “sotto controllo”. Questa mattina intanto i carabinieri hanno già verificato un falso allarme all'ambasciata del Principato di Monaco, in via Saverio Mercadante. Anche da lì era stato segnalato un pacco sospetto, dentro al quale c'era invece una semplice agenda. Venerdì scorso, poi, un altro allarme era “scattato” per la sede diplomativa irlandese, in via Giacomo Medici.Alla verifica degli artificieri, però, è emerso si trattava in realtà di un falso allarme. Il plico recapitato era semplicemente un biglietto di auguri.Intanto cominceranno oggi nei laboratori del Ris di Roma gli esami sui resti dei due pacchi bomba esplosi il 23 dicembre nelle sedi delle ambasciate di Svizzera e Cile a Roma e rivendicati dalla Federazione anarchica informale. Una rivendicazione, sostengono gli investigatori, “attendibile”, che ha fornito “riscontri obiettivi” all'ipotesi che dietro le bombe vi siano quei gruppi che negli ultimi dieci anni, con diverse sigle, hanno firmato decine di attentati in Italia. In attesa degli esiti degli accertamenti tecnici sulla composizione e sul confezionamento degli ordigni, che consentirà di verificare un'eventuale relazione tra il duplice attentato e le azioni compiute in passato e rivendicate dalla Fai, gli inquirenti continuano a lavorare per cercare di circoscrivere il contesto in cui sono maturati gli attentati.Un lavoro reso ancora più difficile dal fatto che i gruppi anarco insurrezionalisti non hanno un vertice e un'organizzazione strutturata e, molto spesso le singole cellule che rivendicano gli attentati non si conoscono tra di loro né, generalmente, sono a conoscenza delle azioni delle altre cellule. E' probabile comunque che scatteranno presto una serie di perquisizioni e controlli in quegli ambienti anarchici radicali conosciuti dagli investigatori, in particolare in Toscana, Lazio e Piemonte. Contestualmente all'attività investigativa pura e in vista della ripresa delle spedizioni dopo la pausa di Natale, si sta inoltre procedendo ad una serie di controlli nei centri di smistamento postali, visto che non si esclude del tutto che vi siano in circolazione altri pacchi.
27 dicembre 2010Redazione Tiscali

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