Undici anni fa la strage di Serraino Vulpitta, per non dimenticare

Sono passati undici anni da quella notte, quando un rogo divampò nel centro di permanenza temporanea per extracomunitari “Serraino Vulpitta”, nei pressi di Trapani. Morirono in sei, e mai fu fatta giustizia. Asgi (associazione per gli studi giuridici sull’immigrazone) non vuole dimenticare e organizza un doppio appuntamento. Il primo, sabato 18 Dicembre 2010 , alle ore 16.00 presso la Chiesa Valdese in via Orlandini 42, a Trapani: un dibattito con Enzo Caputo che presenterà una lettura scenica dagli atti del processo penale, moderato da Fulvio Vassallo Paleologo,con interventi di Giorgio Bisagna, Stefano Galieni, Valeria Bertolino, Martino Lo Cascio. Il secondo, Mercoledì 29 Dicembre 2010, con un corteo che partirà da piazza Vittorio Emanuele, a Trapani.

Undici anni fa, nella notte tra il 28 ed il 29 dicembre del 1999, proprio vicino Trapani, all’interno del centro di permanenza temporanea per extracomunitari “Serraino Vulpitta”, dopo un tentativo di fuga duramente sedato dalle forze dell’ordine, dodici immigrati vennero rinchiusi in una cella, bloccata dall’esterno con una sbarra di ferro. Uno di loro diede fuoco ai materassi nel tentativo di farsi aprire la porta. Fu l’inferno. Nel rogo morirono subito, bruciati vivi, tre immigrati tunisini; altri tre moriranno nei mesi successivi in ospedale a causa delle gravissime ustioni riportate.

Il processo iniziato nel 2001, a carico dell’ex Prefetto di Trapani Leonardo Cerenzia, imputato di omicidio colposo plurimo, si è poi concluso con l’assoluzione, confermata nel 2005 da una sentenza della Corte di Appello di Palermo Malgrado il processo avesse consentito l’individuazione di ritardi ed omissioni gravi che avevano determinato il tragico bilancio di morti, questa strage è rimasta impunita. Una successiva sentenza del Tribunale civile di Palermo ha riconosciuto la responsabilità dello stato per i danni morali e patrimoniali subiti da due immigrati sopravvissuti al rogo. La decisione del giudice civile, però, non ha condotto all’accertamento di alcuna responsabilità personale. Lo stato ha pagato i danni subiti dai sopravvissuti, ma per la morte di Rabah, Nashreddine, Jamal, Ramsi, Lofti e Nasim non c’è nessun colpevole.

A distanza di undici anni dal rogo è ormai prossima l’apertura di un nuovo centro di detenzione, denominato oggi centro di identificazione ed espulsione (Cie), in contrada Milo alla periferia di Trapani, con la capienza di oltre duecento posti. All’interno di esso vi dovrebbe essere una sezione femminile ed anche un centro di accoglienza per richiedenti asilo.
Una struttura inutile e violenta, situata alla periferia di Trapani, caratterizzata da una serie di “blocchi” di cemento, che ha già divorato ingenti risorse economiche per la sua realizzazione, e che ancora ne divorerà per la sua gestione. Così come è successo per il ”Serraino Vulpitta”: i costi della sua gestione e delle sue innumerevoli e continue ristrutturazioni, a fronte delle carenze igieniche, di inadeguatezza strutturale, di scarsa vivibilità per chi vi è trattenuto e per chi vi lavora, denunciati più volte, anche da Medici senza Frontiere, sono stati in questi anni altissimi, al di fuori di ogni controllo.

L’anniversario della strage del “Serraino Vulpitta” non è mai stata una manifestazione rituale; ma quest’anno si carica di significati particolari, perché la verità su quanto successo undici anni fa non è stata ancora fatta; perché malgrado le tensioni e le violenze che hanno continuato a caratterizzare i centri di detenzione amministrativa in tutta Italia, ed in particolare a Trapani e malgrado i costi proibitivi, la scarsa efficacia che hanno dimostrato per quanto riguarda l’accompagnamento effettivo dei migranti in frontiera, malgrado le continue violazioni dei diritti fondamentali delle persone che vi sono rinchiuse, si sta procedendo ad una ulteriore moltiplicazione di queste strutture. A questo si lega, oltre l’introduzione del reato di immigrazione clandestina, la truffa della regolarizzazione negata ai lavoratori in Italia da anni, che hanno persino pagato i contributi previdenziali, ed ai quali oggi si propone, come unica alternativa all’espulsione, lo sfruttamento e la criminalizzazione.

Per questo Asgi organizza un doppio appuntamento, per non dimenticare e per riportare al centro dell’attenzione la questione dei diritti dei migranti. E fa una richiesta: chiede che riprendano le visite delle associazioni indipendenti e le ispezioni dei parlamentari in tutti i Cie, soprattutto in quelle strutture che, come il Serraino Vulpitta, avrebbero dovuto essere chiuse da anni, come richiedeva la relazione finale della Commissione ministeriale “De Mistura” che nel 2007 aveva accertato gravi irregolarità.

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