Bearzot, che aveva 83 anni, guidò la Nazionale dal 1975 al 1986: per lui 104 presenze sulla panchina azzurra (record, davanti alle 94 panchine di Vittorio Pozzo, del quale proprio oggi ricorre l'anniversario della scomparsa, avvenuta il 21 dicembre del 1968). L'ex ct, che era gravemente malato, è morto a Milano, nella sua casa in zona Vigentina.
Bearzot nacque ad Aiello del Friuli il 27 settembre 1927 e, prima di diventare allenatore della Nazionale, è stato anche giocatore vestendo le maglie di Pro Gorizia, Inter, Catania e Torino. Bearzot ha collezionato anche una presenza in Nazionale da giocatore e in totale ha disputato 251 partite nella massima serie.
Al termine della sua carriera da giocatore, nel 1964, iniziò l'apprendistato tecnico sulla panchina del Torino prima come preparatore dei portieri e poi da assistente di Nereo Rocco, poi di Fabbri e, successivamente, nella stagione 1968-1969, divenne allenatore del Prato (in serie C). Entrato in Figc, iniziò come allenatore delle giovanili (Under 23), prima di diventare assistente di Valcareggi nella Nazionale maggiore e quindi vice del suo successore, Fulvio Bernardini. Nel 1975 è stato nominato commissario tecnico (condivise la panchina con Fulvio Bernardini fino al 1977).
Ai mondiali del 1978 portò la Nazionale al quarto posto, così come all'Europeo casalingo del 1980. Il miracolo avviene in Spagna nel 1982: nonostante una critica feroce da parte della stampa (che lo portò ad adottare il silenzio stampa), riuscì a portare la Nazionale sul tetto del mondo, grazie alla forza del gruppo, composto da giocatori come Zoff, Gentile, Cabrini, Conti, Collovati, Scirea, Bergomi, Oriali, Tardelli, Graziani, Rossi, Altobelli, Antognoni. Memorabili le vittorie contro Argentina, Brasile, Polonia e Germania Ovest, che portano gli azzurri ad alzare la Coppa del Mondo allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid.
Dopo Spagna 1982, non riuscì a qualificarsi all'Europeo successivo e si dimise dopo il deludente Mondiale del 1986.
Paolo Rossi trattiene a stento commozione e lacrime nel raccontare il suo dolore per la scomparso del Ct campione del mondo nell'82. “Enzo Bearzot è stato uno dei grandi italiani del '900, su questo non ho dubbi. Per me è stato come un padre – dice Pablito, cui Bearzot diede fiducia fino all'esplosione del goal nella parte finale del mondiale – io a lui devo tutto, senza di lui non avrei fatto quel che ho fatto.
Era una persona di una onestà incredibile e un tecnico di grande spessore. Incarnava la figura dell'italiano popolare, e anche se non è stato uno scienziato o un artista, rimarrà nella storia dei nostri grandi del secolo scorso”
Bruno Conti per la morte di Enzo Bearzot. “Per me era come un padre. A parte il grande tecnico che era, voglio ricordare l'uomo, un grandissimo uomo, con grandi valori. Un uomo stupendo di quelli che non se ne trovano pochi oggi, che insegna i valori importanti della vita.