Inaugurazione della mostra
LA COSCIENZA DI TULLIO KEZICH E LE SUE CITTÀ TRIESTE MILANO ROMA
Oggi 18 dicembre 2010 – ore 17.30
Palazzo Gopcevich
Sala “Attilio Selva”
Via Rossini, 4
Trieste
È stata presentata alla stampa questa mattina (17 deic.) e si inaugura domani, sabato 18 dicembre, alle ore 17.30 nella Sala “Attilio Selva” di Palazzo Gopcevich in Via Rossini 4 a Trieste la mostra LA COSCIENZA DI TULLIO / KEZICH E LE SUE CITTA’: Trieste, Milano, Roma.
È un’iniziativa dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste realizzata dalla Direzione Area Cultura-Civici Musei di Storia ed Arte-Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” con la collaborazione di Associazione Anno Uno, La Cappella Underground, Associazione Alpe Adria Cinema e “La Contrada”-Teatro Stabile di Trieste.
È un omaggio della sua città natale al grande critico cinematografico, uomo di lettere, drammaturgo e produttore ad un anno dalla sua scomparsa. Un omaggio voluto dall’Assessore alla Cultura Massimo Greco e realizzato, per la direzione di Adriano Dugulin ed il coordinamento scientifico e generale di Stefano Bianchi, a cura di un comitato scientifico composto dallo stesso Bianchi, da Sergio Grmek Germani, Annamaria Percavassi e Daniele Terzoli, accanto ad Alessandra Levantesi Kezich.
Alla mostra, che sarà visitabile ad ingresso libero tutti i giorni con orario 9-19 fino al 13 marzo 2011 (giornate di chiusura 25 dicembre 2010 e 1 gennaio 2011) saranno abbinate la pubblicazione di un volume ed una serie di conversazioni e proiezioni tutti i giovedì con inizio alle 17.30, a partire dal 20 gennaio 2011, presso la Sala “Bobi Bazlen” al piano terra di Palazzo Gopcevich (v. calendario in allegato).
Allestita con materiali provenienti della Collezione Levantesi Kezich (Roma), dal Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” (Trieste) e dalla collezione Enrico Minisini (Cividale del Friuli), la mostra si articola in tre sezioni, dedicate ciascuna ad una delle tre città di Tullio Kezich: Trieste, città natale e di formazione; Milano, la città degli anni che lo vedono affacciarsi professionalmente alla ribalta nazionale ed europea; Roma, la città della piena maturità, fino alla scomparsa, il 17 agosto del 2009.
Fotografie, locandine e manifesti, bozzetti di spettacoli teatrali, materiali video, lettere, cimelî di vario tipo, una significativa selezione della sterminata bibliografia di Tullio Kezich (con traduzioni dal russo al giapponese, dallo spagnolo al polacco), alcuni oggetti simbolici di sue intramontabili ‘passioni’ quali possono essere i pupazzi di Topolino o le statuine in plastica di alcuni personaggi ‘sui sentieri del West’…
Sono gli ingredienti di questo omaggio a Kezich che da gennaio a marzo proporrà anche un ciclo di conversazioni e proiezioni dedicato alla cinematografia di Kezich quale critico e spettatore, sceneggiatore e produttore, con una significativa incursione nell’attività di Kezich letterato ed autore teatrale.
Un percorso dunque nella coscienza di Tullio attraverso l’esperienza delle sue città, ma anche nella coscienza di Trieste attraverso lo sguardo limpido e profondo di un triestino che è stato uno dei grandi maestri della cultura contemporanea.
A sfogliare la circostanziata autobiografia cronologica redatta dallo stesso Kezich nel 2006 e che scandisce le diverse sezioni della mostra, scorre sotto gli occhi, come su di uno schermo cinematografico, la carriera di un uomo di cinema e di cultura di onnivora curiosità intellettuale, di inossidabile rigore morale e di instancabile energia, amico e stretto collaboratore dei grandi maestri del cinema italiano del Novecento: da Ermanno Olmi, a Francesco Rosi, a Federico Fellini.
Tullio Kezich nasce a Trieste, in Viale XX Settembre 13, il 17 settembre del 1928: nello stesso anno – teneva a precisare – di Topolino di Walt Disney, a pochi passi dalla casa di Italo Svevo ed a pochi mesi dalla scomparsa dello scrittore (un tanto per quanti dovessero credere al mito della reincarnazione e/o alla possibilità di una ‘doppia vita’…). La madre, Francesca Vallon (1899-1977), casalinga, è istriana di Muggia. Il padre, Giovanni, è nativo di Spalato, emigrato a Trieste all’età di tre o quattro anni seguendo “Nonno Frane” che, importando il vino dalmato, apre tre osterie nel popolare quartiere di San Giacomo
Ha cinque anni Tullio quando, nel marzo del 1934, assiste al suo primo spettacolo teatrale al Teatro Verdi: è Caterina Sforza di Sem Benelli con Guglielmina Dondi. Dal 1939 al 1944 frequenta il ginnasio ed il liceo all’istituto “Francesco Petrarca”. Suoi compagni di classe cono Guido Botteri e Giampaolo De Ferra, Fulvio Anzellotti e Pavle Merkù, Danilo Soli e Claudio Tonel.
Il 7 febbraio del 1941, in un tema scolastico intitolato Il mio ritratto scrive: «… i miei più desiderati svaghi [sono] letteratura e cinematografo. Proprio non riesco a concepire la vita senza libri o film: a onta dei progressi del mondo, si tornerebbe certo al periodo trogloditico». Segue l’elenco delle sue preferenze: in letteratura (Shakespeare e Omero), nel cinema (Renoir, Duvivier, Carpa, René Clair, John Ford), nella musica (Mozart, Verdi, Puccini). Non ha mai cambiato idea.
Esordisce come critico cinematografico il 2 agosto del 1946, recensendo ai microfoni dell’Ente Radio Nuova Trieste il film L’ispiratrice (The Great Man’s Lady, 1942) di William A. Wellmann. Proseguirà questo servizio, con frequenza pluirsettimanale, fino al 1954.
Nell’aprile del 1953, il trasferimento a Milano, dove Kezich assume l’incarico di redattore capo alla rivista «Cinema Nuovo». Nello stesso anno, esce a Trieste il suo primo libro, Il western maggiorenne. Nel gennaio dell’anno successivo, abbandonata la redazione di «Cinema Nuovo», viene assunto come redattore all’ebdomadario «Settimo Giorno».
Il 22 dicembre del 1961, dopo una breve collaborazione con la Sezione Cinema della EdisonVolta, dà vita, con Ermanno Olmi ed altri, alla società editoriale cinematografica “22 dicembre”, che esordisce nel gennaio successivo con Una storia milanese, opera prima di Eriprando Visconti.
Nell’ottobre del 1964, debutta alla Fenice di Venezia il suo adattamento della Coscienza di Zeno di Italo Svevo, prodotto dal Teatro di Genova, per la regia di Luigi Squarzina e con Alberto Lionello nel ruolo del protagonista. Una versione televisiva, in tre puntate, andrà in onda nel marzo del 1966, mentre il copione sarà ripreso più volte: da Renzo Montagnani nel 1978, Jonny Dorelli (in TV) nel 1988, Giulio Borsetti nel 1998, Massimo Dapporto nel 2003.
Nella primavera del 1965, presenta in TV il ciclo settimanale di film intitolato Sui sentieri del west.
Nell’ottobre del 1969 si trasferisce definitivamente a Roma, con un contratto «per incarichi speciali connessi alla produzione di programmi sceneggiati». Manterrà questo ruolo presso la direzione generale della RAI fino al 1985. Nel frattempo ha messo in scena il controverso W Bresci. Storia italiana in due tempi ed ha preso parte, a diverso titolo, ad un numero impressionante di produzioni teatrali e televisive: nel 1976 le sei puntate della miniserie Sandokan di Sollima, alla cui produzione ha ampiamente collaborato senza firmare, registrano una media di 27 milioni di spettatori.
Nel 2001, riceve a Trieste la Laurea in lettere ad honorem. In questa occasione tiene una lectio intitolata Sulla triestinità. Il riavvicinamento alla sua città natale è iniziato nel frattempo con la serie di testi teatrali dialettali scritti per il Teatro “La Contrada”: L’americano di San Giacomo (1998), Un nido di memorie (2000), L’ultimo carnevàl (2002) e I ragazzi di Trieste (2004).
Trieste, 17 dicembre 2010