Non tarpiamo le ali a Saviano

di Luca Bagatin

La Rai non è servizio pubblico: non lo è mai stato, né nella prima, né tantomeno nella seconda Repubblica. E’ un’azienda di Stato da sempre politicizzata che andrebbe, come previsto peraltro da un referendum vinto a maggioranza nel 1995, privatizzata in toto. A parte questa premessa, stupisce davvero che i politici della seconda Repubblica, oltre a gestire la Rai come da prassi consolidata, si permettano di censurare programmi e/o di querelare questo o quel presentatore televisivo. Fu celebre il caso di Sabina Guzzanti e di Daniele Luttazzi, professionisti della satira. Oggi, tocca allo scrittore Roberto Saviano che, come noto, avrà anche delle idee politiche, ma è e rimane un narratore, un uomo di cultura. E va bene, si dirà anche che ‘Vieni via con me’ di Fazio e Saviano è schierato politicamente a sinistra, ma dov'è lo scandalo in una televisione di Stato politicizzata che si spartisce equamente, da decenni, gli spazi? Un tempo, la tv di Stato era divisa fra democristiani, socialisti e comunisti. Oggi, è lottizzata da PdL, Pd e Lega Nord. E’ uno scandalo, ma tale è e rimarrà sin tanto che l’azienda non sarà messa sul mercato. Tre reti pubbliche, poi: ma dove si è mai visto? Il punto che davvero risulta scandaloso è che un politico quereli un comico, un artista, un uomo di cultura per il lavoro che svolge. E’ un fatto che non accade in nessun Paese dell’occidente democratico. Nello specifico, poi, lo scrittore Roberto Saviano ha semplicemente riportato i fatti di un’inchiesta antimafia che riferisce come e perché la criminalità organizzata si sia infiltrata in Lombardia. Anche tramite la Lega Nord? Può essere: lo dimostrerà l’inchiesta. La Lega Nord non è il Partito degli onesti, tanto più che non è ancora stato dimostrato che in Italia e/o altrove una formazione del genere esista realmente. I Partiti, come ogni organizzazione, anche la più piccola, sono composti da individui. E ogni individuo è diverso dall'altro: ci sono gli onesti e i disonesti. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, si indigna per queste dichiarazioni e vuole querelare Saviano: ma chi mai lo ha chiamato in causa? Maroni può anche essere un ottimo ministro dell’Interno, ma proprio le dichiarazioni di Saviano dovrebbero suonargli da campanello d’allarme e, anziché querelare lo scrittore (che, come tale, sarà pur libero di narrare i fatti), dovrebbe invece aprire un’inchiesta in Lombardia, magari all’interno del suo stesso Partito, almeno per verificare come stanno i fatti ed espellere le mele ‘marce’ agevolando le indagini. Il programma di Saviano, peraltro, è stato seguito da oltre nove milioni di telespettatori che, stranamente, hanno preferito un programma culturale (che può essere fazioso quanto volete, ma questa volta il punto non è affatto questo) a un programma di mero intrattenimento ‘demenziale’ come, per esempio, ‘il Grande Fratello’. Questo dovrebbe far riflettere in primis la classe politica odierna, poiché forse il “popolo bue” non è poi così idiota come sembra. E’ curioso, inoltre, come fra le nefandezze che caratterizzano la seconda Repubblica rispetto alla Prima ci sia questa supponenza nei confronti degli artisti, questa gara a chi li querela di più, questa volontà di chiudere programmi ritenuti ‘scomodi’. Prassi che sarebbe stata impensabile ai tempi di De Gasperi, Einaudi, Saragat, La Malfa, Craxi. Oggi, invece, sembra che i politici, ma non certo solo loro, provino piacere a intasare i già intasati Tribunali italiani con le loro querele. E’ davvero triste, peraltro, che a uno scrittore giovane come Roberto Saviano, che peraltro vive da svariati anni sotto scorta per le sue inchieste sulla camorra, si tarpino così le ali. Non sarà davvero la metafora dei giovani meritevoli di oggi?

(articolo tratto dal blog www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

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