Era il 29 novembre del 2006, quando mia madre se ne è andata da questa terra. Un’amica che non è in rete mai, me l’ha ricordata adesso con un messaggio: “Da 4 anni le nostre mamme sono andate via. Ricordiamole insieme, un abbraccio Emilia.”
Lo faccio ora ripetendo quanto scrissi la mattina dopo all’alba ritrovando un biglietto che mi avevo lasciato: ” La vita col tempo ti ha portato e t’insegna a scrivere in sè e per sè. La vita col tempo ti ha portato ad essere intellettuale senza essere accademica. Scrivi!! D’altra parte ognuno scrivendo sceglie la propria geografia.” La mia mamma è una di quelle che ha cambiato tante volte casa. Dalla Libia dove anche i suoi genitori erano nati, è fuggita per la guerra, l’ultima è stata la casa di Capranica: una casa grande come aveva sempre sognato, che contenesse i nipoti, gli amici, le persone care. Il pianoforte a coda nuovo al posto di quello venuto con la nave nel 1942 dall’Africa. Una casa che contenesse i libri che ha amato, i colori delle stoffe e delle campanelle, dei quadri, una casa che avesse sempre a portata di bambino cioccolatini e frutta, un caffè e non solo da offrire, le foto da mostrare a tutti dell’adorato marito, aveva 50 anni quando l’aveva perso.Ha sognato Natali e passeggiate in questo paese dove nè io nè lei avevamo storia. La storia l’ha fatta lei, con la sua dignità nel portarsi il male addosso, nell’incontro con l’altro, nella curiosità di conoscere che l’ha accompagnata una vita.Amava il mattino. Dal primo giorno che mi raggiunse in questo paese, mi disse estasiata che aveva messo sul davanzale le lenzuola. A Roma la sua ostinata bandiera della Pace stesa alla finestra, era diventata immediatamente nera. Amiche ed amici suoi sono diventati quelli che incontrava, persone conosciute per caso, nell’incrocio di un sorriso e una parola, nella prosecuzione di un progetto e stile di vita.Ha distribuito fino all’ultimo sospiro, semi di saggezza ed amore. Sono piante forti e fiorite quelle che lei ha coltivato con generosità. Via via, in un anno e 6 mesi, ha scordato le ansie e i timori di una cittadina di Roma, ha dato con leggerezza e gioia, spazio alla luce e alla notte che quì in questo piccolo paese della Tuscia amava scorgere dalla finestra di Piazza della Tartaruga. Aveva timore di non arrivare a Natale. Non ci sono feste che perderà e che lei amava tanto. Sarà sempre con noi: le persiane sul mistero della vita come la porta di casa rimarranno aperte, a darci conforto quando ne avremmo bisogno, a lottare con il sorriso, ad amare l’imprevisto come ci ha insegnato. Saluto il primo mattino senza mia madre, con Wanda. Capranica 30.11.2006
Mia madre era anche una inguaribile romantica come mio padre, e la loro canzone era Amado mio. La suonava e la cantava. Condivido con voi anche queste piccole cose, come sempre. For ever.
Doriana Goracci
http://www.reset-italia.net/2010/11/29/29-novembre-del-2006-una-giornata/