Donne In Rosa con Bastone Insieme

Una mattina mi son svegliata e che ti leggo? ” Un agguerrito gruppo di passeggere della nuova metropolitana di New Delhi ha preso a calci e pugni alcuni uomini, saliti negli scompartimenti riservati alle donne. Lo riferisce la televisione Cnn-Ibn. Importunate da alcuni giovani entrati nella loro carrozza, le donne hanno avvisato le poliziotte di servizio, che hanno provveduto a far sgomberare il vagone dai passeggeri illegali. Le passeggere hanno dato loro manforte ‘buttando fuori dal treno gli intrusi con schiaffi e spintoni’.”


Queste donne dunque non hanno aspettato la Giornata? Mi è venuta allora alla mente, una certa signora in sari rosa, con la sua Gulabi Gang, che ha scritto varie storielle e i suoi e loro diritti messi in azione, Sampat Pal : ” nata nel 1960, è la fondatrice e la leader di un gruppo di attiviste politiche in India settentrionale, nel Banda district, appartenente allo stato indiano dell ‘ Uttar Pradesh. Nonostante il matrimonio infantile sia illegale da moltissimi anni, in India, Sampat Pal Devi è stata sposata all’età di dodici anni, come racconta in un suo libro, Io, Sampat Pal, capobanda di un gruppo in sari rosa pubblicato da Oh! edizioni in Francia nell’ottobre 2008. Nonostante i suoi impegni famigliari e le proposte di entrare in politica, che lei continua a rifiutare, Sampat non intende fermarsi, ma vuole mostrare agli uomini chi sono le donne del suo gruppo e di cosa sono capaci. Sampat è la moglie di un venditore di gelati e madre di cinque figli. Ha anche lavorato, con il governo, per la salute dei lavoratori. Sampat Pal Devi formò la sua organizzazione all’inizio del 2006, dice nel suo libro, e prese ispirazione dalla figura di Laxmibai Rani, una regina indiana che formò il suo esercito nel 1887 e tenne testa agli Inglesi per un anno. Il gruppo è chiamato Banda Gulabi o Gang Rosa (Pink Gang), perché molti di loro indossano un rosa sari. Banda è al centro di Bundelkhand, una delle zone più povere di uno degli stati più popolosi dell’India. Pal Devi, parlando del suo gruppo, afferma: Non siamo una banda nel senso usuale del termine. Siamo una banda per la giustizia.Le donne della regione di Banda giudicano come eroine le componenti del gruppo per il lavoro che svolgono in loro favore. Il gruppo, che conta diverse migliaia di donne e pochi uomini, si comporta come se fosse formato da vigilantes ed opera per far raggiungere una maggiore giustizia sociale per i poveri, ma con una maggiore attenzione alle donne povere. Il loro obiettivo è quello di incutere paura ai malintenzionati e di guadagnarsi il rispetto dei funzionari che hanno il potere di facilitare e promuovere un cambiamento della situazione. Le componenti della banda brandiscono bastoni di bambù ed asce, e, quando si presenta la necessità, ne fanno uso.I loro obiettivi più importanti sono: Fine del fenomeno del matrimonio tra bambini. Far cessare la tradizione dell’abbandono delle mogli. Lotta alla criminalità ed alla corruzione nella regione. Il suo movimento di donne si batte per cambiare le cose. Nuove leggi vengono create ogni giorno in paesi diversi, anche in India, per ristabilire la parità tra uomini e donne. Tuttavia la lotta (che a volte arriva sino alla violenza fisica) continua tutti i giorni.”


Dunque queste signore non fanno una parada a Carnevale di danze ma lottano con ironia quotidianamente. E la Dea ferita, reagisce, in alcuni casi: “La Dea ferita è Durga, divinità indiana che rappresenta la natura, “potenza femminile capace di distruggere e rigenerare l’universo”, ma è anche la rappresentazione delle donne indiane. Sono loro, secondo le tradizioni culturali e sociali dell’India, le responsabili della terra e dei suoi frutti, ai quali sono indissolubilmente legate. La voce delle donne del’India in questo documentario èquella della loro leader, Vandana Shiva, intervistata da Werner Weick e da Marilia Albanese. Vandana Shiva racconta il suo impegno quotidiano, politico ed esistenziale, contro “la violenza della seconda rivoluzione verde”, il neo colonialismo delle multinazionali “nemiche della natura” e la biopirateria, contrapponendo a tutto questo da una parte il ruolo delle donne e il loro rapporto intimo con la natura e dall’altra la mobilitazione dei contadini nel progetto di conservazione e di salvaguardia della biodiversità agricola e dei semi naturali dell’India, chiamato “Navdanya Conservation Farm” (Navdanya significa Nove Semi).”
Senza perderci in terre lontane e storie che non conosciamo minimamente ma Resistono, altro che avanti c’è posto per la violenza e Sederunt Principes, la memoria mi torna a quel ce l’abbiamo dura noi la pagnotta: basta rimpastare. E ancora pane e tanto coraggio. Buone Giornate ci vogliono scarpe buone, la strada è in salita. Insieme Naviganti.

Doriana Goracci



Guerriere…in sari rosa!

sabato 15 maggio 2010

“Le tradizioni possono cambiare quando le donne prendono coscienza dei loro diritti”: così Sampat Pal, la leader della pink-gang indiana, ha esordito la presentazione del suo libro Con il Sari Rosa, in cui racconta la sua esperienza nella lotta alle ingiustizie, che colpiscono soprattutto le donne e i bambini. La pink-gang, o gulabi-gang, è un movimento femminile che vede protagoniste 140.000 donne avvolte in uno sgargiante abito rosa, munite di un bastone (il lathi), utilizzato come arma difensiva verso chi le aggredisce. Una domanda che sorge spontanea potrebbe essere: come mai nel paese di Ghandi, leader della non violenza, delle semplici donne hanno deciso di prendere le armi per lottare? come ci ha spiegato Sampat Pal, al giorno d’oggi non si otterrebbe nulla con la lotta non violenta, dal momento che le politiche castali sono ancora ben radicate nella società indiana (e poi, diciamocelo, quando è necessario picchiare, bisogna picchiare!!). La scrittrice ha tenuto a precisare che la sua “gang” non è affatto contro gli uomini, ma contro la società sempre più corrotta, sostenendo che sia importante lottare tutti insieme, verso un ideale comune: infatti alcuni uomini fanno parte di questo movimento, indossando una sciarpa rosa al posto del sari (potete immaginare il perchè…). Oltre a non accettare la discriminazione tra i sessi, denunciano le differenze castali: la libertà si ottiene con le idee, e le idee non costano!!! Donna coraggiosa e combattiva, Sampat si è rivelata anche molto spiritosa: raccontando diversi aneddoti divertenti ma anche incisivi, l’autrice è riuscita a trasmettere agli ascoltatori il senso e l’anima di queste lotte, difficilmente comprensibili da chi non le ha vissute in prima persona, il tutto “condito” con il fascino della lingua hindi. Un ringraziamento particolare va al traduttore Marco Zolli e a Enrico Bisi, regista del suggestivo documentario Pink Gang sulla vita di queste donne “guerriere” in sari rosa. Martina Tartari, Stefano Tortora, Elisabetta Toselli”


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