PIERFERDY SPECIALISTA NEL SALTO DELLA QUAGLIA

La crisi d’astinenza doveva essere veramente insopportabile per Casini, costretto oramai da tempo a rinunciare alla sua dose giornaliera di potere governativo. E allora eccolo qui, tolti gli indugi, a professare la sua disponibilità a rientrare nella maggioranza e nel governo di centrodestra “purché si abbandonino le chiacchiere e si passi a fatti concreti”.

Certo, da un politico che delle chiacchiere ha fatto la sua ragion di vita, un’esortazione di tal genere lascia quanto meno perplessi. Che altro sono state se non chiacchiere, quelle di Casini, quando nel corso di questi ultimi anni di (finta? vera?) contrapposizione a Berlusconi cercava di abbindolare elettori, compagni di cordata e possibili alleati per convincerli della bontà delle scelte effettuate o ancora da fare?

“Qui con il centrodestra perché bla-bla-bla; lì con il centrosinistra, perché bla-bla-bla, dall’altra parte costruendo il grande centro perché bla-bla-bla” …e così via alla ricerca di un terzo polo che però non sembra aver trovato ancora una sua “stella” di riferimento. E allora meglio dire basta, deve aver pensato il nostro, perché nel frattempo la salita si è fatta sempre più impervia e i possibili compagni di cordata, almeno sulla parete sinistra, sembrano sempre meno intenzionati a portare lo zaino in tua vece.

Un bel salto della quaglia, specialità del nostro Pierferdy, e il gioco è fatto. Ma a una condizione, però: basta con il predominio della Lega, che al Nord sta facendo ormai il pieno di voti e non lascia certo spazio al nascente (ma quanto dura una gravidanza?) partito di centro. E basta con le promesse berlusconiane, promesse da marinaio con una donna in ogni porto, di cui è bene non fidarsi…

Insomma il flirt con Berlusconi può ricominciare, ma su basi nuove. Magari prendendo in considerazione la possibilità di sacrificarsi per il bene supremo dell’Italia e dei suoi cittadini guidando lui stesso questo auspicabile, nuovo Governo di emergenza o di “armistizio” come lo ha definito dal palco della convention milanese. Un’autocandidatura e una disponibilità che, se contribuiscono a far capire definitivamente al centrosinistra quali sono gli obiettivi di Casini e dell’UDC, non sembrano però convincere molto nel centrodestra né la Lega né l’altro pezzetto di ex Dc in mano a Rotondi.

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