17 NOVEMBRE: IL GIORNO DEL DIRITTO ALLO STUDIO

Autore Anita Di Giuseppe

Il 17 Novembre, diversi cortei di studenti medi e universitari, affiancati da docenti e ricercatori precari hanno invaso le strade di molte città italiane per protestare contro i tagli operati da questo governo a discapito del diritto allo studio.
La legge di stabilità, attualmente in discussione in Parlamento, prevede ulteriori penalizzazioni ai danni del sistema di istruzione pubblica e della cultura in Italia, mentre edifici scolastici e siti archeologici sono condannati ad una pericolosa incuria – vedi la Casa dei gladiatori di Pompei.
Questo atteggiamento ha ormai condotto all’esasperazione l’insofferenza che si è sedimentata per molti mesi all’interno di scuole e atenei e che ha già dato luogo a numerose forme di mobilitazione.
Insieme agli onorevoli Borghesi e Zazzera abbiamo presentato un emendamento alla legge di stabilità per tutelare i diritti dei lavoratori precari della scuola interessati dal cosiddetto “salva precari”, che si cono visti precludere, a causa dell’azione del Governo, l’accesso alle comuni prestazioni a sostegno del reddito. La scuola stessa è stata precarizzata, buttando al vento le risorse che lo Stato ha riversato nel corso degli anni per formare professionisti ora messi alla porta, condannati, nella migliore delle ipotesi, al precariato a vita.
Mentre il Governo trova circa 250 milioni di euro per finanziare le scuole private, mette in ginocchio tutto il sistema di istruzione pubblica, dalla scuola dell’infanzia all’università. Noi dell’Italia dei Valori siamo vicini agli studenti che rivendicano la necessità di investire e non tagliare fondi per l’acquisto dei libri di testo, per sostenere gli studenti meritevoli e privi di mezzi, per garantire il regolare svolgimento dell’attività didattica nelle scuole e nelle università.
L’area dipartimentale scuola dell’Italia dei Valori si sta impegnando da tempo nell’elaborazione di un progetto di riforma della scuola che si configuri come una valida alternativa a politiche scolastiche che finora si sono rivelate inadeguate e risollevi il sistema d’istruzione pubblico dallo stato di abbandono in cui versa da anni e lo allontani dalla deriva a cui è stato condannato dall’attuale Governo.
Per garantire il diritto allo studio bisogna partire dalla riduzione del numero degli alunni per classe, anche nel rispetto delle attuali leggi sulla sicurezza; va innalzato l’obbligo scolastico ai 18 anni d’età e va seriamente ridefinita l’offerta formativa; è necessario peraltro procedere alla valorizzazione della professionalità dei lavoratori della scuola secondo una prospettiva completamente opposta a quella delineata dal ddl Aprea, che giace tuttora in Parlamento e che prevede la privatizzazione delle scuole e l’introduzione di criteri aziendalistici al loro interno, sacrificando la libertà d’insegnamento dei docenti e di conseguenza il diritto allo studio degli alunni.

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