LA DISCARICA DI MALAGROTTA: L’ORO DI ROMA E LA BOMBA AD OROLOGERIA

Autore Stefano Pedica

‘Rifiuti d’Italia’ – prima parte

Non c’è solo Napoli, molte zone d’Italia sono a rischio emergenza rifiuti come accade in Campania.
Per evitare un’altra Terzigno, l'Italia dei Valori ha promosso una riflessione per far uscire il paese da un circolo perverso, nel quale sui rifiuti prima si specula e poi si cerca di nasconderli sotto la sabbia della propaganda. E' innegabile che in Italia i rifiuti vengano visti come business, da parte delle istituzioni, degli imprenditori e anche della criminalità organizzata che ci lucra, salvo poi definirli “emergenza” quando i cittadini si trovano soffocati dalla spazzatura e ammalati dal disastro ecologico che le fatiscenti discariche sparse per il Belpaese creano.
Per questo mercoledì ho visitato la discarica di Malagrotta, la più grande d'Europa, che sta alle porte di Roma, in un ambiente ad alto rischio, dove una raffineria, un gassificatore, la discarica, 4 impianti di stoccaggio e un inceneritore per rifiuti ospedalieri, convivono con le aziende agricole che vendono carne e prodotti agricoli ai cittadini di Roma, senza piani di sfollamento nel caso di disastro ecologico.
Ho invitato alla visita l'assessore regionale ai rifiuti, Pietro di Paolo, la Presidente del WWF Lazio, Vanessa Ranieri, e il Presidente del Comitato dei cittadini di Malagrotta, Sergio Apollonio, e siamo stati accolti dal proprietario della discarica, Manlio Cerroni, e dall'amministratore delegato, Francesco Rando.
Grazie alla nostra visita siamo riusciti a fare entrare numerosi giornalisti e telecamere nella discarica che per la prima volta è stata aperta alla stampa, cosi tutti i cittadini hanno potuto vedere che cosa succede accanto a loro e non solo sentirne l'odore nauseante.
Malagrotta è in una situazione da bollino rosso, per dimensioni, tempi di vita, pericolosità rifiuti.
E’ la più grande d'Europa: 240 ettari, tra le 4500 e le 5000 tonnellate di rifiuti scaricati ogni giorno e 330 tonnellate di fanghi e scarti di discarica prodotti ogni anno.
Dovrebbe ospitare soltanto i rifiuti indifferenziati (quelli che escono dal cassonetto) ma in realtà ci si trovano anche rifiuti di scarto degli aeroporti di Ciampino e Fiumicino, e abbiamo visto scaricare dai camion dell'AMA materassi, pneumatici e tutto ciò che potrebbe essere riciclato. La spazzatura finisce in discarica tale e quale, senza essere pretrattata, ed uno stormo di gabbiani, da fare invidia al film “uccelli” di Hitchcock, ne fa gran banchetti, segno che la discarica non è stata coperta adeguatamente.
La discarica della capitale avrebbe dovuto chiudere nel 2007 ma, nell'accondiscendenza di destra e sinistra, continua a vivere, ed il suo proprietario, Cerroni, continua a far miliardi, così come dal gassificatore di Malagrotta, dalla discarica e dall'inceneritore di Albano, oltre che dalla discarica di Bracciano; tanto da essere il monopolista della spazzatura nel Lazio.
Poco importa che l'amministratore delegato di Malagrotta sia stato condannato ad un anno e mezzo di carcere proprio per smaltimento rifiuti pericolosi senza trattamento, che la Comunità europea abbia aperto una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per questa discarica e che le indagini su acqua e aria attorno ad essa indichino che la zona è piena di veleno… il business sui rifiuti continua.
E le aziende agricole, i cittadini romani, gli animali da pascolo vivono con un'aria che registra polveri sottili 15 volte superiori alla legge (a Roma con una situazione del genere si sarebbe chiuso il traffico…a Malagrotta no!) e un'acqua dove si rilevano ferro, nickel, mercurio, piombo, oli minerali, nitrati, arsenico, solfati, cromo (dati ARPA di luglio 2010 sulle falde acquifere di Malagrotta).
I controlli, sin'ora effettuati unicamente dai privati, devono diventare un monitoraggio costante ed in loco da parte delle istituzioni, a tal proposito porterò specialisti tedeschi, che rappresentano l'eccellenza in fatto di gestione di rifiuti, a valutare le procedure della discarica di Malagrotta.
Ma oltre al presente, preoccupa anche il futuro, perché Malagrotta è al 90% della saturazione e fra un anno Roma potrebbe ritrovarsi come Terzigno.
Per questo bisogna agire subito per trasformare i rifiuti da business inquinante a risorsa ecologica: serve una seria raccolta differenziata porta a porta che faccia arrivare la percentuale di riciclato dal 12,9% (il dato più basso in Italia dopo la Campania) almeno al risultato del Veneto (51,4%) o del Piemonte ( 48,5%) o della Lombardia (46,2%).
Chiedere la chiusura immediata della discarica così com'è è una follia: Roma sarebbe cosparsa dai rifiuti nel giro di due giorni. Ma in questo anno che ci rimane dobbiamo lavorare per abbattere la percentuale di spazzatura che diventa diossina e che sta distruggendo la vita e l'economia dei cittadini.

Come Italia dei Valori, sulla linea del WWF, proponiamo di far pagare ai cittadini una tariffa rifiuti non per la metratura della casa, come avviene adesso e che non distingue fra chi ricicla e chi no, ma, utilizzando sacchetti con il codice a barre, si potrebbe far pagare solo per quanta spazzatura viene prodotta non riciclabile. In questo modo si incentiva un comportamento virtuoso: più ricicli meno paghi. Un esperimento del genere è stato fatto a Colli Aniene e la percentuale di riciclaggio è arrivata al 70% in pochi mesi.
Bisogna dotare ogni casa di contenitori e sacchetti e costruire gli impianti di riciclaggio e compostaggio, che mancano nel Lazio, e che se non vengono realizzati immediatamente renderebbero inutile qualsiasi sforzo ecologico.
Una alternativa è possibile e oltre a dare la possibilità di un futuro sostenibile potrebbe essere fonte di risparmio per i cittadini e di guadagni per l'amministrazione (riciclare è redditizio!).
Se si vuole scampare una situazione che ormai è già da bollino rosso, bisogna che tutti i governatori del Lazio, da Alemanno alla Polverini a Zingaretti, si confrontino in un dialogo che vada oltre la singola bandiera, volto solo alla soluzione di una delle emergenze più pericolose. Sui rifiuti non si può far business ma neanche mera campagna elettorale. Creiamo un tavolo di dialogo senza colore dove Provincia, Comune e Regione si siedano per pianificare una politica di gestione dei rifiuti, nel Lazio, che sia in linea con le normative europee e che tuteli la salute dei cittadini.
Il nostro futuro passa dall'ambiente e la politica ha il dovere di tutelarlo. L'Italia dei Valori non si arrende: l'oro di Roma che fa arricchire pochi e ammalare tanti deve diventare una risorsa per tutti.

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