Enzo Bersezio : Le onde che riportano la storia

“ La scultura non è che l’acqua, l’acqua.” – In questo aforisma di Constantin Brancusi, si ritrova il significato più profondo e rappresentativo delle opere di Enzo Bersezio, realizzate con elementi che sembrano arrivare da un mondo arcaico, antico, legati ai ricordi di bambino, di frammenti di legno abbandonati raccolti sul bagnasciuga delle spiagge e le conoscenze trasmesse dal nonno mastro caradore. Questa è la materia alla quale l’artista sente un’irrefrenabile desiderio di ridare nuova identità, nuova vita a dei frammenti logorati dalla salsedine, dal vento e dell’acqua.

È inevitabile parlare del Tempo nelle opere di Bersezio, le sue composizioni formali implicano condizioni temporali ove il significato deriva da un insieme di richiami alla coscienza transitoria, dello spettatore mentre esperisce dell’opera. Essi non esistono solo nello spazio ma anche nel tempo e possono apparire ogni qualvolta le si guardi, “diverse”, a seconda del proprio vissuto. Ogni organizzazione plastica ha in sé un’asserzione implicita sulla natura dell’esperienza temporale nella natura e nell’uomo. Ogni frammento ligneo deriva simbolicamente dall’Albero cosmico, quello mitologico di Geb e Nut.

Trovarsi innanzi a queste sculture è come porsi di fronte ad un “albero” che unisce due infiniti opposti, come ponte tra cielo e terra. Come l’albero resinoso, sempreverde è simbolo dell’eternità, quello caduco, nella sua essenzialità simboleggia il ciclo della rinascita e della morte. Gli scultori spesse volte sono scelti dalla materia, come un richiamo epico di sirene , con il bisogno di conoscerne attraverso l’olfatto e soprattutto il tatto, il corpo e l’anima: questa è una delle condizioni primarie per la realizzazione di un’opera.

L ’artista si appropria di questa materia naturale, usando pezzi di legni come tronchi, rami spezzati, frammenti di qualsiasi tipo, ricchi di un loro avventuroso tragitto. È un ricercare la storia ed i cambiamenti “dell’anima” di questi corpi abbandonati, in balia del loro destino. Il colore bianco- trasparente sublima la semplicità, la spiritualità e la linearità delle forme che, in questo alone di misticismo, hanno in sé il potere della rinascita, memoria di un corpo lasciato all’acqua e restituito da essa, come in un rito iniziatico.

Questa insolita seconda pelle diafana, trasforma la totalità del lavoro in fasci di luce proiettati, ove alcune volte la forza dell’opera è talmente potente da percepirne una compressione perché necessita di uno spazio infinito per espandersi. Vi è una ricerca di equilibrio tra la dualità maschile e femminile, espressa attraverso le compenetrazioni, gli incastri, lasciandoli visibili come le stratificazioni lignee, intese come una nuova origine, una rappresentazione di un “tutto” indivisibile, in un risveglio a nuove consapevolezze.

I basamenti non si limitano a mere basi d’appoggio, ma sono complementari dell’opera stessa, perché essi sono portatori di una forza differenziata e congiunta alle sculture. L’unicità, delle opere, caratterizzata dalla sovrapposizione dei volumi, conferisce ai lavori un ritmo multidirezionale. La sua arte è segnata dalla tensione all’astrazione delle forme, seguendo una continua stilizzazione che procede parallelamente con la ricerca del materiale, accendendo una nostalgica ed intima comunione con la Natura.

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