di Renzo Balmelli
MEMORIA – Gli Stati Uniti non ci credono piu' al “yes we can” che due anni fa mise le ali a Obama. Al suo posto monta la marea del Tea Party repubblicano, rossa di colore, ma nera di fatto, che ha avuto l'effetto di una doccia gelata sulle ambizioni di riscatto in grado di dare vita a una società piu' giusta. Forse frastornati dal fast-food mediatico, indigesto quanto quello servito dalle reti berlusconiane, gli elettori hanno smesso di sognare, scordandosi com’era ridotto il paese alla fine dell’era Bush. Dopo la bruciante sconfitta alle mid-term, Obama dovrà sudare le sette proverbiali camicie per gestire una delicatissima austerità senza abbandonare la speranza di un mondo piu’ solidale. Gli saranno di conforto le parole dello scrittore Paul Auster quando afferma che il bello dell’America è “che nulla è per sempre”. Quindi , si spera, nemmemo il tè amaro che ha spento la memoria degli americani.
DELFINA – Nel Brasile sempre piu’ forte tocca ora a Dilma Rousseff proseguire le riforme del presidente Lula che ne ha agevolato l'ascesa, magari cercando di correggere i contrasti sociali , a volte anche vistosi, originati da una sviluppo tanto impetuoso. Di lei, prima donna capo dello Stato, si parla come della novella “dama di ferro” dell’America latina, forgiata da battaglie molto dure, dalla prigione alle torture sotto la dittatura. Stupirebbe qunidi se come pronosticano i suoi avversari si adagiasse nel semplice ruolo di delfina del suo grande elettore. Nei momenti difficili dei primi cento giorni potrà cercare ispirazione nella lettura di Dostoievsky , l'autore preferito con i classici greci, che tiene sempre a portata di mano.
BARATRO – La maggioranza chiede che il governo venga giudicato sui fatti. Ma se la realtà è quella circoscritta alle squallide battute sui gay, al bunga-bunga, alle promiscue frequentazioni di ragazze minorenni, il discorso è presto chiuso. Sull'ennesima, delicatissima vicenda che lo vede coinvolto, il premier si rifugia nell’amibiguità e nel trivio da bettola anziché avere il coraggio di affrontare le responsabilità ed i chiarimenti che il paese esige. Nelle segrete stanze del poetere è tutto un rincorrersi di sussurri e grida, di ammissioni bisbigliate e smentite imbarazzate, e le mezze verità – si sa – sono anche le piu’ grandi bugie. Conveniamone: ci vuole una grande forza d’animo per sopportare il malcostume di un sistema che ha toccato il fondo del baratro. Qualsiasi cosa voglia essere Berlusconi gli italiani, tutti gli italiani, sono coinvolti. Ahinoi.
ILLUSIONI – Nelle “Illusioni perdute” (1843) Balzac scriveva che ci sono due storie: “Quella ufficiale, piena di menzogne, che insegnano a scuola, la storia ad usum Delphini; e poi c’è la storia segreta, quella che contiene la vera causa degli avvenimenti, una storia ignominiosa”. Trasferiamoci ai giorni nostri, a Palazzo Chigi , desolatamente fermo al palo, paralizzato dall’immobilismo, e al primo confronto niente risulterà piu’ attuale del monito balzachiano nel mopmento in cui l’emergenza etica e politica che incombe sul paese appare sempre piu' segnata da una lunga scia di illusioni perdute. Se lascio – dice il Cavaliere – sarà un danno per l’Italia”. No, il danno irreparabile ci sarà se resta anche un solo minuto di piu’.
POESIA – Poco prima di morire, Alda Merini volle dettare un’ultima poesia che nel nostro pensiero “rimarrà un respiro d’amore”. A un anno dalla scomparsa della grande poetessa dei Navigli, i suoi versi sono come un bagliore, una lama di luce nel clima depresso e senza futuro in cui si dibatte il paese alla mercé di una classe dirigente ormai allo sbando. Alda Merini era una donna molto generosa e conosceva la povertà. Nel suo sguardo alto e ironico sulla vita, sguardo che sa anche frugare negli interstizi, sono frequenti i richiami ai diseredati, alle persone messe ai margini della società per colpa dei pregiudizi e dello status sociale. Chissà se la sua voce riuscirà ad aprire un varco nel muro dell’indifferenza. Come puo’ cambiare questa Italia se non si lascia fecondare dalla poesia?